Yearly Archives: 2008

Sabato 6 e Domenica 7 Settembre campionato di Vino Slow Food a Fiesole con Grappa ANAG, e Peposo all’Impruneta

slow food fiesoleCon colpevole ritardo vi segnalo la bella iniziativa annuale di SlowFood a Fiesole con il Campionato di Vino a squadre. All’interno della Manifestazione nel programma anche degustazione tematiche, incontri con enologi sempre interessanti come Lorenzo Landi e visto che siamo in sciempions lig anche una presentazione del Violone 2005 e degli altri prodotti della Fattoria l’Entrata di proprietà di Della Valle.

Segnalo anche la presenza di uno stand Anag con assaggi guidati di Grappa dal Piemonte, Friuli, Toscana e Trentino, curate come sempre da Paola Soldi.

Sempre domenica Peposo Day, grande festa all’Impruneta per uno dei piatti più amati anche Da Burde, ovvero il Peposo alla fornacina la cui storia è fortemente legata alla manifattura del cotto e pare anche alla costruzione della Cupola del Brunnelleschi.  E sul quale non si smette mai di discutere se ci voglia il pomodoro, le carote, il sedano oppure solo vino e pepe…

Recensioni dal mondo: The Tavern on The Green, New York

tavern on the greenNon siamo ubiquitari ma abbiamo un pò di amici gourmet che amano viaggiare e per fortuna ci raccontano le loro esperienze…Penso vi ricordiate di Giulia del corso di Sommelier di Roma di qualche mese fa, ecco la sua istruttiva esperienza nel mitico The Tavern on the Green ristorante e sala da the per WASP (ma non quelli di Blackie Lawless, ah! che tempi…) negli anni ottanta, sede ideale per matrimoni, bridal showers, première di film e di show di Broadway e che oggi, diciamo, fatica un pò a mantenere il blasone in cucina (e anche lo stile con i dipendenti, a dirla tutta…).

Però la cantina è grandiosa, ha pure preso due award da Wine Spectator!

Vai Giulia…

“Mai fidarsi delle cene organizzate… soprattutto negli Stati Uniti, men che meno a New York…
Combattuta qualche remora, ci siamo detti che tutto sommato valeva la pena salutare il gruppo con cui avevamo affrontato il tour sulla costa est, con quello che doveva essere un desinare d’alto livello, almeno a detta di chi ci accompagnava. La location era tutt’altro che sconfortante: The Tavern on the Green, nel cuore di Central Park. E se non fosse stato per quell’insopportabile odore di cavallo che costringeva chiunque ad infilare il proprio naso nei polsini di giacche e golfini, l’accoglienza non sarebbe stata così malvagia. Va bene, un po’ troppe luci. Ok, ve la do buona, sembrava la festa di Piedigrotta, con tutti gli alberi attorno avvolti da file di lampadine e i calessi pronti a partire per passeggiate romantiche al chiaro di luna…
La sala un vero e proprio salto indietro nel tempo: in quale epoca devo ancora capirlo adesso, con marmi e stucchi colorati e sette ingombranti lampadari di cristallo stile rococò, tutti diversi fra loro e decisamente colorati che pendevano dal soffitto senza una sequenza logica. Nel dehor erano in atto i festeggiamenti per un matrimonio ebraico, con musica tipica e i rituali balli in cerchio. Dentro il gelo, con i commensali che chiedevano l’un l’altro se qualcuno avesse un foulard o una maglia che gli avanzasse. Appena ambientati, ecco che inizia la sfilata dei camerieri. A tutti è sembrato di essere finiti nell’ultimo film girato da Frank Capra, Angeli con la pistola, in cui una combriccola di malfattori e poveracci viene trasformata per una sera nell’alta società Newyorkese, con abiti ed acconciature adatti, ma modi che proprio non stanno al passo.

Ecco, in sala nemmeno la forma si adeguava all’ambiente. Il primo a presentarsi al tavolo è stato uno spilungone che evidentemente faceva il cameriere fra un concerto e l’altro, perché era identico a tutta la lunga serie di emuli di Elvis che si vedono in giro per il mondo, con tanto di basettoni e ciuffo ad hoc. La prima risata mi è scappata quando, prendendo le ordinazioni, ad un tratto, non riuscendo più a trattenersi, il Bobby Solo di New York si è lasciato andare al classico movimento d’anca che da sempre associa il nome di Elvis a “in the Pelvis”. Ho pensato: “Però, simpatico. Guarda, riesce a mantenere il suo stile anche sotto a sti’ lampadari…”

Poi arriva la seconda cameriera, con il vassoio pieno di bicchieri. Probabilmente era stata assoldata la sera stessa e la direzione non aveva avuto il tempo di procurarle una divisa su misura, perché continuava ad inciampare con una giacca di almeno tre misure più grandi della sua fra gli steli dei calici, tutta sudata a causa degli inutili slalom, in cui continuava comunque a “bere” i bicchieri con le maniche. E i pantaloni non erano da meno, tanto che vedendola da dietro sembrava anche lei un’imitatrice, ma di Chaplin. Sorvolo sull’antipasto, una caprese condita da un filo di pesto anti-vampiro, per soffermarmi sul vino. Con mia somma soddisfazione ho potuto fare sfoggio di un termine inglese che non avevo ancora mai potuto sfruttare: undrinkable, ovviamente dopo aver risputato il sorso di Cabernet aperto da almeno dieci giorni nel suo contenitore di origine…
Poi un’attesa di tre quarti d’ora per il main course , con il personale fra i tavoli che dava l’idea di non sapere proprio cosa fare per occupare il tempo: chi rideva, chi andava avanti e indietro misurando a lunghi passi il pavimento senza portare niente in mano e chi giocava con un palloncino attaccato al bancone.

Finalmente arrivano i piatti e con loro la chicca della serata: un cameriere, evidentemente non soddisfatto della disposizione della fetta di maiale asciutto, dei fagiolini crudi e del purè a blocchi in un piatto, ha pensato bene di spostare la carne con le mani prima di depositarla sul tavolo vicino al nostro, non senza un cenno di soddisfazione con la testa appena compiuta l’opera. Ho pensato: siamo a New York, ora salta fuori qualcuno esclamando: “Sorridi, sei su Candid Camera!”. Nessuno. Non stavano scherzando, nemmeno con una torta al cioccolato che è rimasta intatta davanti ai più, tanto era invitante…
Sul conto hanno provato ad infilarci anche i due bicchieri di vino che ho mandato indietro ed ovviamente la classica mancia “lasciata al buon cuore dei commensali”, con una piccola postilla sulla ricevuta: Se non avete apprezzato il servizio, lasciate il 15%, se invece siete rimasti soddisfatti, includete il 20% per il personale. Io giuro che ancora adesso mi aspetto che salti fuori l’omino che mi dica: Smile!

[foto: www.centralpark.com, N.Wilkins]

Conferma: nel Brunello 2003 altre uve oltre al Sangiovese…ma non era Ziliani il “nemico” del Brunello?

Dopo 6 mesi che si è fatto a gara a dire che questo signore qui accanto è il nemico numero uno del Brunello a causa del suo interesse verso le vicende enologiche e giudiziare di Montalcino, ecco che con grande stile giornalistico la Nazione, Il Resto Del Carlino e Il Giorno nel fascicolo nazionale (QN) (lo trovate in edicola stamani) di oggi riportano che secondo alcune indiscrezioni nei Brunello 2003 ci sarebbero CERTAMENTE altre uve oltre al Sangiovese “i consulenti non hanno dubbi“. Non sono un giornalista ma in genere si dovrebbe stare attenti a riportare indiscrezioni, a meno che non si voglia esattamente dire che oltre 100 aziende a Montalcino nei loro Brunello hanno utilizzato uve non concesse dal disciplinare, e quindi da ritenersi fuorilegge. Comunque fino a metà settembre non si avranno risultati definitivi quindi nel frattempo si può continuare tranquillamente a sospettare di tutto e di tutti.

O volevano dire qualcos’altro???

Spagna vs Portogallo: 2-3 (imho)

Sarà che in Germania i vini spagnoli e portoghesi sono davvero onnipresenti ma ogni volta mi ritrovo sempre il carrello della spesa pieno di Tempranillo e Touriga da assaggiare. Quest’anno il derby iberico si è svolto mettendo di fronte rossi spagnoli dal Somontano, Yecla, Valdepenas e Rioja e dall’altra alcuni big portoghesi come il raro e costoso Redoma Tinto Douro di Niepoort, famosa azienda produttrice di Porto. Sul versante bianco dalla Spagna ecco uno degli Chardonnay più premiati ovvero il 234 di Enate (Somontano) contro l’Albis, semisconosciuto bianco portoghese del re del Lancers Josè Maria Fonseca a base di Moscatel proveniente da Setubal ma non, ovviamente, fortificato a dare il celeberrimo Moscatel de Setubal che forse avrete assaggiato.

Premetto che ancora una volta i vini portoghesi mi hanno stupito per la loro peculiarità mentre nei vini spagnoli ancora faccio fatica a trovare uno stile personale diverso da quello internazionale, a parte ovviamente l’apporto aromatico del Tempranillo che invece marca fortemente ogni prodotto spagnolo fatto con quest’uva. Come per esempio marca in maniera quasi esclusiva questo Yecla che pure sarebbe composto per la maggior parte da Monastrell (che ancora non sono riuscito a capire se sia il Mourvedre Francese…parrebbe dimostrato di no). Il Tempranillo e il Cabernet presenti ne fanno un vino indubbiamente piacevole e caldamente speziato ma soffocano il tutto sotto etti di frutta un pò caramellata e anche la freschezza non è delle migliori.

riserva campillo riojaNella Rioja, abbandonati molte derive moderniste di vini iper concentrati si trovano ottimi esempi, specie se si sa attendere almento 4-5 anni dalla vendemmia come nella Reserva Campillo già descritta nel post della visita da Apicius. E davvero la distanza da un vino più semplice e meno costoso come il Diego de Almagro Gran Reserva 1999 da Valdepenas, in vendita da Jaques Wein Depot a 7,90 euro, non è così abissale come si potrebbe pensare. Il vino è ovviamente rispetto al Rioja più fresco e meno corposo, ma è croccante, fruttato e mai eccessivo e marmellatoso, ha una discreta persistenza e sulle grigliate di maiale è difficile pensare ad un compagno migliore. Anche qui Tempranillo (chiamato Cencibel nella regione) in purezza che perde corpo e sostanza ma non aromi e speziatura.

Per i portoghesi inizio soft ma particolare con un vino dall’Estremadura, ovvero il Touriz di Casa Santos Lima 2002, touriz casa santos lima estremadura portugal 2002blend particolare di 40% Touriga Nacional , 30% Touriga Franca e 30% di Tinta Roriz (Tempranillo), addirittura a credere a loro invecchiato in botti di rovere portoghese. Non so come lo facciano esattamente ma aveva un aroma di sottobosco fine e delicato, pur sostenuto da un corpo e una struttura non indifferenti e si lasciava bere che era un piacere sottile, tannini un pò evaporati ma ancora una discreta persistenza fruttata di amarena.

douro redoma tinto niepoortApprocciare invece il top wine Redoma Tinto 2005 dal Douro da Niepoort è stato invece più difficoltoso perchè ti aspetti, visti anche i notevoli risultati di critica (WS in testa), un vino decisamente difficile da bere, specie da giovane e soprattutto a leggerne le descrizioni una specie di porto secco tutto alcool marmellata, da spalmare insomma. E invece nel bicchiere è innanzitutto di un colore rosso porpora lieve, piuttosto trasparente (e questo mi torna del resto la Touriga Nacional non brilla per intensità colorante). Al naso c’è un odore riconoscibilissimo di Porto vintage con un fruttato sotto spirito di amarena e una speziatura piccante (pepe, paprika, ginger). Ci sono poi note ematiche, ciliegie e un sottobosco molto ben costruito con un profumo quasi di muschio: l’insieme parrebbe un pò stonato ma l’assenza di alcol al naso lo rende di una eleganza straordinaria e inattesa. In bocca è “soltanto” abbastanza caldo, di nuovo leggermente piccante ma freschissimo con tannino vivace ma non aggressivo, lieve sapidità nel finale di bocca. Ha molta meno struttura di quanto ti aspetteresti e anche il corpo non è mai eccessivo: semmai pecca di scarsa persistenza e per un vino di questa levatura e prezzo (35 euro) magari vorresti qualcosina di più. Ma bevuto insieme ad uno stufato di cervo condito con mirtilli e cavolo rosso vi assicuro che era uno spettacolo unico.

enate crianza 2003 somontano Torniamo in Spagna per un altro big wine, stavolta dal Somontano, zona ai piedi dei Pirenei con varie località sciistiche quindi climaticamente lontano anni luce dal classico rosso spagnolo caldo e rotondo . E in effetti questo Enate Crianza 2003 a baseTempranillo Cabernet ha sì il classico profumo di spuma di more e creme de cassis ma anche un leggero accenno di carruba, di gomma con leggerissimo goudron. Il Cabernet viene fuori a tratti per smussare qualche angolo, aggiungendo un pò di pepe nero appena macinato e succo di ribes, mentre la barrique si manifesta con noce moscata e anche un pò di cardamomo (ma questo credo derivi dal tempranillo e la sua interazione con il legno). In bocca non è mai aggressivo, anzi molto pacato sia come tannino che come alcol e qui l’origine pedemontana si rivela del tutto.enate chardonnay 234 somontano 2006 Grandissimo vino, di una piacevolezza estrema. Sempre dal Somontano ecco uno dei bianchi internazionali più famosi di Spagna ovvero lo Chardonnay 234 di Enate 2007 capace di una prestazione maiuscola, capace di surclassare altri blasonati Chard iberici come il Gran Vinha Sol di Torres. Innanzitutto i profumi sono di uno chardonnay nordico, per niente mediterraneo, al limite un grande friulano…camomilla, biancospino, sambuco, maracuja, cedro, arancia, finocchio, alcol appena accennato, miele poi sullo sfondo un minerale gessoso. In bocca è fresco, sapido, corposo con retrogusto tipico di banana e ananas (colpa/merito dei lieviti usati?). Grande vino e capace di piacere anche a chi, come me, non ama affato lo Chardonnay se non è Borgogna. Unico difetto il fatto di aver trovato nel vino esattamente i sentori descritti nel sito aziendale e pochi di più…quando succede è sempre un pò inquietante!

Il versante portoghese bianco mi ha invece fatto scoprire in un retrobottega di una sfigatissima enoteca del MAre del Nord un vino di Josè Maria Fonseca nella cui galassia orbitano una enormità di etichette tra cui appunto la quasi totalità del Moscatel de Setubal che viene prodotto ogni anno. Parte del Moscatel che non viene trasformato in Moscatel liquoroso finisce in questa versione secca che esce con la DOC Terres do Sado, con un apporto direi deciso di Arinto (altra uva bianca locale).
Nonostante il vino fosse del 2004, è stato un piacere scoprirlo ancora in formissima con sentori di fiori, pesca gialla, melone, miele millefiori, leggera ossidazione da sherry nocciolata, gusto intenso e penetrante di frutta dolce che ben completa la sapidità notevolissima del vino. Sia al naso che in bocca il moscatel non stanca e non viene a noi anzi ad ogni sorsata si rinnova il piacere di berlo e forse gli anni in bottiglia in questo hanno aiutato un pò. In ogni caso adesso mi resta la curiosità di berlo un pochino più giovane anche se devo dire che l’acidità era ancora bella presente.

Insomma in questo derby vedo ancora davanti il Portogallo forse per una preferenza personale verso i vini relativamente più piccoli ma mi pare sempre che in Spagna il Tempranillo si riveli sempre una presenza un pò ingombrante e solo in pochi casi il binomio terroir-vitigno dà i risultati migliori,

Ma la sfida è sempre aperta e penso che Aristide, Filippo e Giampaolo ne avranno da raccontare delle belle su cosa hanno bevuto negli ultimi giorni a Logrono per la European Wine Blogger Conference !

…che dieci di Vino da Burde?

La parte prima dei puntini di sospensione sta qua. Mi scuso con i miei 25 lettori che ho aggiornato nella scorsa settimana più di rado questo blog ma ho approfittato dell’occasione di poter scorrazzare liberamente us KelaBlu offertami da Massimo…e mi sono un pò sbizzarrito, diciamo…spero di non aver fatto troppi danni!

luciperca stellaPer i pigri che non si sono spostati di là (che vi siete persi…) ecco i link ai post, in ordine di preferenza di pubblico…

Storia (triste) di una lucioperca e della sua Stella Salsa d’Anguilla Michelin

Una cena a lume di candela no, eh?
Domande scottanti

Playboy cambia la vostra idea di atleta tedesca, Feinschmecker quella della cucina germanica
cose buone dal mondo crucco

100% Sangiovese
Kein Brunello, wir Lieben Dolce vita

twilight abbinamneto vino vampiro

E ora abbinami questo vampiro
Avvinamenti obbligatori


Come ricevere da Wine Spectator un premio alla vostra cantina (anche se non avete un ristorante)
Tutti sommelier

mamma mia abba
Le bollicine di Meryl Streep e Pierce Brosnan: un Brut greco per gli ABBA
Per Ottobre prepariamoci al peggio

stati allucinanzioneSshh non fate rumore…che Kela dorme
Stati di allucinazione

cecchini dario bistecca

Ma perchè ce l’hanno tutti contro noi toscani?
La carne sequestrata a Cecchini

Riesling Kriedrich Gräfenberg 2005 Robert Weil Rheingau : la pesca e il miele e non solo

kriedrich graefenberg Eccoci a descrivere un vino, anzi no, per fortuna qui si può dire che vi descrivo un terroir… Il nome infatti del vigneto Gräfenberg nel comune di Kriedrich, Rheingau nella Grosslage è da sempre stato legato ai profumi netti e sicuri di pesca e miele che è sempre riuscito ad esprimere nei vini di chi si è cimentato qui a farli. E qui si fa vino documentato almeno dal 1700 e nonostante la legge tedesca del 1999 che ha portato questa Einzellage a oltre 50 ettari in realtà il vero Gräfenberg non va oltre i 17,6 ettari. E ha appunto la nomea leggendaria di produrre vini che sanno di pesca e miele..

Chi ha viaggiato un minimo per i vigneti tedeschi sa che in pochi altri posti come qui il terroir porta nel vino cambiamenti così drastici e a volte drammatici che la delimitazione dei terreni è fondamentale. E che sul serio si possono (con l’esperienza) riconoscere i vigneti dal loro odore caratteristico. Nel Rheingau poi dove la legislazione e i produttori si sono maggiormente impegnati per innalzare e tutelare la grandezza dei grand cru (appunto Erstes Gewachs) i risultati sono stati straordinari. Quando poi capita un’annata come il 2005 (simile in passato solo al 1971, 1953 e 1921) allora bisogna solo correre a comprarne una bottiglia (o sperare che nell’ipermercato se ne siano dimenticati in fondo allo scaffale di una bottiglia come è successo a me, pagandola 25 euro, tipo “sa, non è proprio l’ultima annata”, “non si preoccupi, mi va bene lo stesso” con ghigno innocente). Il giallo è poco più di paglierino con riflessi ancora verdolini iridescenti vibranti. Nel bicchiere si muove con molta calma e decisione, corpo ed estratto non mancano di sicuro… Al naso si è per forza condizionati ma quando  per la prima volta l’annusi l’incanto dolce del miele e della pesca croccante sono quasi scioccanti da quanto sono vivi e reali. Però i libri non dicono che oltre alla pesca e al miele, di per sè quasi stucchevoli, c’è intorno tutta una struggente mineralità soffusa che si affaccia in punta di piedi sulla scena fino a dominarla completamente dopo qualche minuto. Ma non siamo sulla Mosella , non c’è l’aggressiva mineralità da pietra focaia, qui è un leggero fumè soave un pò gessoso cosparso però di un floreale ricchissimo e intrigante. Biancospino, tiglio, ribes bianco invadono la scena escludendo alcune delle forme più calde e tropicali del Riesling, ma sinceramente non ne se ne sente la mancanza.

In bocca è caldo e fresco, ancora leggermente duro ma di una persistenza enorme e indefinita che ti lascia il minerale e la spezia (si ci sente anche del pepe rosa e un pò di peperoncino) in bocca per dei minuti. E ritorna il miele quasi sapido e la pesca in fiore a chiudere un palato davvero poco dimenticabile.

Si ok,  non siamo sui classici vini tedeschi che vengono via con poco, però ecco qualche eccezione si può fare, no?

Brunello 2003 in Deutschland: trotz der Hitze (e trotz Gaja), c’è qualcosa di buono? e le aziende indagate sono solo 4…

Forse perchè hanno ricevuto la missiva di Gaja prima di noi, forsè perche´qua in Germania il fatto che un italiano violi una regola e´talmente scontato da essere un clichee´abusato ma su WeinGourmet appare (finalmente) una rece dell´annata 2003 del Brunello di Montalcino che pare giunga solo ora sugli scaffali. Jens Prewe, non esattamente l´ultimo arrivato, recencisce i 50 migliori Brunello 2003 esordendo subito dicendo che il caldo si e´fatto sentire con i problemi ormai stranoti della poca maturazione dei tannini, frutta cotta in abbondanza e vini poco equilibrati. Poche parole sulla querelle legale sulle leggi violate da alcune aziende (secondo lui solo 4, Banfi Argiano Antinori e Frescobaldi).

E stupisce vedere comunque Castelgiocondo, Banfi e Argiano recensiti due pagine dopo…che bottiglie gli hanno mandato?!?

Ai Tedeschi dicevo, poco importa di come stiano andando le cose dal punto di vista legale (ma speriamo che presto Winzerblog traduca l´articolo di Monty portato nella blogosfera da Terry di Mondosapore e in Italia da Franco Ziliani) e dal punto di vista qualitativo bocciano decisamente l´annata da 2-3 stelle al massimo e tra i 50 che salvano eccovi i primi 8 con rating 4/5:

  1. Poggio di Sotto
  2. Madonna delle Grazie Il Marroneto (premiato anche a Caserta dai Vini Buoni)
  3. Corte Pavone Loacker (non ditemi che non c´entra il fatto che sia una famiglia altoatesina…)
  4. Siro Pacenti
  5. Tenuta Nuova Casanova di Neri
  6. “La Casa” Caparzo
  7. La Fiorita

Di seguito con 3,5/5 ecco La Fuga, Fuligni, Manachiara di Silvio Nardi, Lisini, La Poderina, Pian DellÓrino, il Marroneto, Valdicava, Argiano, Fanti e Solaria. Sempre buoni ma con rating un pelo sotto (3/5) Banfi, Gianni Brunelli, Renieri di Bossi, Uccelliera e Altesino in mezzo ad altri. Soldera, Biondi Santi, Cerbaiona e Salvioni non hanno inviato campioni (al solito) e un pochino mi dispiace.

Direi che a parte i primi sono stati premiati molti brunelli internazionali e moderni ma non so se essere felice che abbiano deciso di glissare sulla questione regolamentare…Adesso pero´vado in enoteca e controllo che cosa viene importato infatti e´curioso piu´che la classifica vedere la reale reperibilita´di questi vini. In questa classifica di disponibilita´ecco che praticamente Poggio di Sotto si trova solo a Karlsruhe mentre i piu´ubiquitari sono Casanova di Neri (ecco dove va a finire tutto!) Caparzo, Siro Pacenti, Banfi (qui in Germania del NordWest si trova quasi esclusivamente Banfi!), Altesino, Lisini, Frescobaldi e Poggio Antico, senza contare La Poderina e Villa a Tolli che viaggiano (bene) con la catena Jaques Wein Depot.

In enoteca mi confermano che al cliente medio importa davvero poco della questione Brunellopoli visto che in genere ignorano che sia fatto quasi solo da Sangiovese (che per loro in genere sta negli scatoloni da 5 lt con scritto Puglia, vedi su Kela)…e oltretutto sono tranquilli e felici anche quando bevono ettolitri di Spatburgunder (Pinot Nero) ben sapendo che è quasi tutto Dornfelder imbottigliato sotto falso nome (no dai, davvero pensavate che in questo paese potesse crescere tutto ‘sto pinot nero?!?).

In ogni caso, visto che si parla di Brunello di nuovo e del suo disciplinare, la mia posizione attuale è che se è vero quello che dice Monty (e in parte temo lo sarà specie quando parla dell’impossibilità di ottenere buoni vini da certi terroir ilcinesi) allora o si fa come dice Gaja o si muore. E che forse, era meglio chiudere la stalla prima che tutti, ma proprio tutti, i buoi se ne andassero dove loro pareva…

I migliori 50 Riesling 2007 sotto i 15 euro: come mai te lo chiedono tutti?

riesling weinweltNel senso che invariabilmente ogni volta che vengo quaggiù o che torno da quassù la domanda ricorre (e non solo a me lo chiedono…). Però quantomeno è malposta perchè vi assicuro che il difficile qui è trovare Riesling SOPRA i 15 euro. Nel senso che la qualità in Germania sta abbondantemente sotto quella cifra stratoferica. E non stiamo parlando di Egön Muller o Robert Weil o qualche altro Ersten Gewächs che fanno storia a sè (e saranno recensiti a Settembre), qui parliamo di grandissimi vini, molti pure da invecchiare con calma, che regalano soddisfazioni enormi a chi abbia un minimo di voglia di cercare. Non sono il più grande esperto in Italia di Riesling (rivolgeti a Nicola Bonera semmai o Fabio Cimmino) però da quelli che ho bevuto una idea me la sono fatta e con l’aiuto di WeinWelt magazine vi propongo il top dei top degli oltre ottocentodieci Riesling recensiti e valutati nell’ultimo numero in edicola (qua).

Nella classfica assoluta ecco primeggiare un Qba, il 2007 Auf Der Mauer Riesling della Weingut Geheimer Rat von Basserman Jordan dallo Pflalz (basta scrivere Palatinato, please!) con 93 pts (e 14 euro!) a parimerito con il 2007 Königsbacher Ölberg Riesling Qba Trocken della Weingust Christmann (14,5 euro). Un punto sotto (ma vi assicuro sempre eccelso) il primo austriaco ovvero da Kamptal Bründlmayer (che già conoscerete) con il suo  2007 Riesling trocken Zobinger Heiligenstein. Per la categoria shock (per il prezzo) a 90 punti troviamo a 6,7 euro il campione del Rheinhessen da Eckehart Gröhl e il suo 2007 Oppenheimer Sackträger Riesling Spätlese trocken Alte Rebe e a 89 punti sempra dalla “Puglia tedesca” Pfalz il 2007 Riesling Kabinett Trocken Buntsanstein dalla Weingut Borell Diehl e dal Franken, terra d’elezione storica del Sylvaner ma sempre più attraente anche in campo riesling, ecco ad 88 punti (e 5,2 euro) il 2007 Homburger Kallmuth Riesling Kabinett Trocken della Winzergergemeineschaft Franken eG. Dal Mosel Saar Ruwer, ecco il 2007 Trittenheimer Apotheke Jungheld Riesling Spatlese Halbtrocken della Weingut Gastehaus Claes Schmitt Erben e il 2007 Maison Elise Riesling della Weingut Bauer.

Già poi se siete in vena di scorta e vi piacciono i bottiglioni da 1 litro (literwein) e tappo a vite ecco che per 4,1 euro dallo Pflaz potete comprare il 2007 Riesling Qba Trocken da Weingut Wöhrle.

Sono tutti vini estremamente piacevoli, freschi, dinamici, adattissimi alla tavola e rende ancora più difficile da capire come mai i Tedeschi in realtà amano comprarsi i bottiglioni di Muller Thurgau da 2,5 quando a 4,5 si possono comprare queste piccole meraviglie…Ah sì forse questi Riesling sono troppo secchi per loro!

Scusate ma qualcuno di voi si sta ancora svenando per comprarsi i bianchi “d´occasione” delle Graves o della Loira?!? 😉

Friesisches Brauhaus Jever: un sommelier alla ricerca del terroir della Birra

insegna jever pils birraSi lo so che si rischia il linciaggio a parlare di terroir nella birra e che le birre “locali” al mondo d´oggi dove bastano due bustine per trovarsi in casa l´acqua di Burton on Trent o di Dublino pero´quando la birreria esiste da secoli ed e´cosi´profondamente radicata in una terra il discorso vale eccome!

Finalmente riesco a trovare una mezza giornata con i bimbi da oma e opa per tornare in pellegrinaggio a Jever, ridente cittadina della Ostfriesland (“Frisia Orientale”, in Niedersachsen- Bassa Sassonia, la cosa piu´simile che i Tedeschi hanno all´Olanda).

Posso affermare con assoluta certezza e senza ombra di dubbio che questa è la birra che preferisco in assoluto e non mi vergogno neanche a dire che è una “banale” Pils ovvero una delle tipologie piu´classiche e abusate e anche sputtanate del mondo birrofilo, originaria della Repubblica Ceka dalla citta´Pilsen (penso conosciate tutti la mitica Pilsener Urquell). Ho provato commoventi birre belghe dai monaci più disparati e Ale britanniche invecchiate ma qui è una questione di feeling e di sensazioni:  sarà pure che questa birra ha gli stessi colori di mia moglie, ma non riesco a preferigli davvero nessun´altra. jessi birra jever

Ecco dicevo del terroir…siamo in Germania quindi Reinheitsgebot (ovvero birra SOLO con acqua, orzo, luppolo e lievito) e orzo coltivato in loco ovvero in queste sterminate pianure sotto il livello del mare fino quasi sotto l´argine che difende le coste dalle maree. Acqua di una fonte dolcissima e lieve di acqua minerale locale a poche centinaia di metri dalla fabbrica attuale (costruita di fianco a quella storica medioevale), luppolo bavarese e cloni locali di lieviti.

La visita comincia dalla fabbrica storica con il mitico bollitore in uso fino ai primi del 1900,  con attorno tutti gli altri strumenti vintage come il macina malto, il setaccio e altri piu´moderni come il refrigeratore a parete e la pressa per la filtrazione della birra quasi finita, che potete vedere qui. La visita prosegue nelle stanze dell´imbottigliamento, che nel 1900 riuscivano a imbottigliare quasi 800 birre in un’ora e nella vecchia stanza di degustazione, davvero calda e accogliente.

Però l’ oohh di meraviglia viene solo più tardi quando si sale nella parte mission control beermoderna e ultrautomatizzata con la stazione di controllo che pare tanto la stanza di Homer Simpson nella centrale di SpringField e soprattutto il mitico nuovo impianto di lavaggio e riciclo bottiglie e imbottigliamento.

Che ve ne pare di solo 150ml di acqua per lavare una bottiglia e un potenziale di 60000 bottiglie/ora? Io con 150ml di acqua manco mi lavo i denti…

In effetti c’è da rimanere più che abbacinati e i non ho potuto fare a meno di girare un paio di video all’impianto da bravo turista in vacanza.

[youtube]http://www.youtube.com/watch_video?v=uwOQqZgdxB8[/youtube]

E la birra come è? Ecco difficile descriverla ma al naso ti prende subito per il suo profumo floreale freschissimo dove non solo si sentono ginestra, fiori di campo e grano ma anche lo iodio, il mare, il sale della costa e quel profumo particolare che ha solo il Mare del Nord. In bocca ha questo amaro davvero penetrante e avvolgente che la rendono dissentantissima e lunghissima ideale vi dicevo per il pesce grasso e forte di queste parti (aringhe, anguille e simili).

Le altre birre della gamma Jever sono la Lime (ovvero mescolata a della limonata, buona ma se ne può fare a meno), la Light, la zero alcol (definita Sport e in effetti funziona meglio di un Gatorade) e la nuova Dark che ha una pubblicità bellissima ma che insomma è un pò un tradimento dello spirito originario secondo me).

Sono a fare un giro sul Gambero…ci vediamo di là?

E’ successo un pò all’improvviso e Massimo ne ha approfittato per farmi dire di si prendendomi alla sprovvista…quindi ecco che mentre il Bernardi è in vacanza (o crede di esserlo) mi lascia la consolle di Kela per una decina di giorni! Onore e onere al tempo stesso, ma è un’occasione che non potevo lasciarmi sfuggire quindi Vino Da Burde come annunciato resta un pochinen in ferie fino alla prossima settimana mentre se volete seguirmi con le mie elucubrazioni vinose, accomodatevi pure su KelaBlu!