Yearly Archives: 2008

Andrea Gori Missione Amsterdam

Tra gli incarichi di un vicecampione europeo sommelier (a parte oggi a Taste discutere con Paolini, Romanelli, Fabio Luglio della Velier e i tipi di Decanter di vini biodinamici) c’è quello di fare delle spedizioni in Europa per insegnare sommellerie italiana all’estero. Per cui, onoratissimo per questo incarico, da stasera sono ad Amsterdam fino a martedì per delle lezioni AIS in un corso per Sommelier che dovranno operare qui in Olanda.

Dato che il tempo non va sprecato e ad Amsterdam di distrazioni ce ne sarebbero fin troppe, tappe obbligate di ogni gourmet nella terra dei mulini a vento (almeno secondo KelaBlu che ho lasciato a gozzovigliare a Firenze) sono Nomads (per una serata un pò diversa dal solito) e il mitico tempio della New Dutch Cuisine (che detto così un pò di paura la mette) ovvero D’Vijff Vlieghen (The five flies). Stasera le “cinque mosche” è strapieno quindi dirotto sui divani del Nomads.nomads

Ah dite dove lo mettiamo The Supper Club? Già dato e ampiamente…speriamo che al Nomads ci siano meno camerieri in bondage e fetish…

(la foto qua l’ho presa da Flickr…stanotte metto su le mie)

Chateau d’Yquem e gli altri: che serata!

yquem 99Sospirone di sollievo stamani che ieri sera è stata davvero dura…di fronte a 6 vini di assoluto valore internazionale hai sempre paura che il mito della serata non sia all’altezza oppure semplicemente che non sei in grado di raccontarlo e farne vivere la magie e tutte le sfaccettature…Dopo i vari Inniskillin, Cacchiano, Fuleki in effetti la strada era in discesa ma non è mai facile degustare un Yquem così giovane (99) in pubblico specialmente se hai davanti persone esigenti curiose che non ti perdonerebbero banalità su di un vino del genere. Ma per mia fortuna Yquem 99 pur nella sua assoluta infanzia ieri ha dato una prova di eleganza soave e di impressionante struttura che ha annichilito ogni altro vino. Si è certo suggestionati dall’etichetta e dal mito ma è davvero difficile trovare qualcosa non al suo posto in questo vino, qualcosa che non ti faccia pensare che si tratti di una perla unica e irripetibile di tutta l’enologia mondiale. E vi assicuro che la sensazione di dolce brezza sottile e balsamica intensità che abbiamo tutti provato ieri sera è stato davvero qualcosa di grandioso. Senza nulla togliere agli altri fantastici vini della serata, Yquem era proprio di un altro pianeta…anzi su di una nuvola soffice e cremosa a guardare tutti gli altri là sotto, splendidi splendenti ricchi e affascinanti ma non così platonicamente ideali come lui.

Oddio di nuovo mistico e trascendente…credo sia meglio che proviate a chiedere a chi c’era oltre a me!

Qui tutte le foto e via via sul canale YouTube le degustazioni video dei protagonisti della serata.

Petra: alla ricerca del “genius loci” di Suvereto con Ettore Maggi e Piero Bonomi

petraIl mio buon proposito per il 2008 è stato quello di cominciare a visitare più cantine e piano piano andare a trovare tutti i produttori che mi hanno invitato nel corso di questi anni e non sono pochi! Oggi ho raccolto il gentilissimo invito da parte di Maria Pia di Petra di andare in quel di Suvereto a conoscere più da vicino la realtà famosa e chiaccherata di Petra, la scommessa “rossa” di Vittorio Moretti in Val di Cornia. Arriviamo in azienda verso le 10:30 in una giornata bellissima (da bagno a Baratti ma non avevo il costume…) e partiamo subito con le jeep per il giro dei vigneti. Che scopro subito essere tanti e disseminati in climat e terroir diversissimi tra loro. Filari impressionantemente ben ordinati e curatissimi, media di circa 6500 piante per ettaro e guyot ogni dove. Vitigni principali ovviamente sono il Cabernet Sauvignon, il Merlot e il Sangiovese ma di tanto in tanto si vedono Petit Verdot, Carmenere, Malbec e pure diverse barbatelle di uve bianche. Via via che Ettore mi presenta i vigneti comincia ad elencare i processi e le varie microvinificazioni che vengono condotte di continuo e intanto da Montebamboli, una bellissima collina un paio di km dietro la cantina con un impianto principalmente a Sangiovese su terreno rossissimo ferrico (cominciano proprio qui le colline metallifere), ci siamo spostati quasi sul mare in un vigneto Poggio dell’Avvoltore assolatissimo e pieno di ciottoli, uno di quelli che nessuna azienda di queste parti può esimersi da coltivare. quercegobbeQui dominano Cabernet e Merlot.  Via via che i vigneti si susseguono (fino a quelli più storici ovvero Quercegobbe e gli altri nel corpo aziendale) ed Ettore Maggi e Piero Bonomi mi spiegano i vitigni e gli esperimenti che ogni anno vengono fatti senza sosta mi rendo conto di cosa significhi avere a disposizione un terreno così grande e la responsabilità di riuscire a sfruttarlo al meglio. Che poi non è appunto riuscire tanto a fare un gran vino (come Petra in qualche annate ha giàò dimostrato di poter essere) ma quanto sia complicato e non così scontato scoprire quello che è il vero Genius Loci di una zona come questa. Si perchè non puoi dare per scontato nulla, nè che i vitigni anno dopo anno si comportino allo stesso modo, che lo facciano in zone diverse, che i cloni si rivelino adatti e via andare con le variabili che su 100 ettari e quasi 10 vitigni (e altrettanti cloni) possono venirsi a creare. Al termine del giro siamo accolti nella terrazza erbosa della villa di Moretti con una graditissima magnum di Bellavista Cuveè Brut che onestamente non mi ricordavo così buona, fruttata, carnosa e piacevole. Basta leggere l’etichetta per svelare l’arcano…si tratta di una bottiglia dimenticata in qualche armadio frigo che reca “sboccatura 2003” che contiene quindi vino del 1999! Alla faccia di chi dice che dopo due anni dalla sboccatura i metodo classico sono da buttare…

Passiamo poi nella foresteria per un assaggio in anteprima dell’Ebo 2005, del Quercegobbe 2005 e del Petra 2004. Devo dire che dei tre quello che davvero mi colpisce favorevolmente è proprio il “piccolo”Ebo con il suo Sangiovese 50% poi Cabernet e Merlot. Questa non è terra per il Sangiovese e se mai sarà possibile farlo in purezza magari sarà proprio nella nuova vigna che abbiamo visitato al mattino con una pendenza ed escursioni superiori alle altre e una brezza continua da tramontano piacevolissima. Già adesso però il Sangiovese che c’è qui basta a smorzare eccessi fruttati e mollaccioni del merlot e del cabernet e dona a questo vino una beva notevolissima. Soprattutto dopo tutto il giro a piedi e in jeep tra i vigneti sinceramente è proprio questo il vino che mi sarei aspettato di bere… Il Quercegobbe è un Merlot in purezza, ha cambiato veste e prezzo e il prodotto in effetti è cambiato e si è evoluto parecchio dall’ultimo mio assaggio. E sono passati pure 2 anni nel vigneto. Nel vino in effetti adesso c’è una maturità diversa, un frutto più deciso e una beva migliore. Personalmente però lo trovo un pò stucchevole nel fruttato a livello di naso e anche in bocca non riesce a piacermi più di tanto. (Daniele Bartolozzi e gli altri presenti sono di tutt’altro avviso quindi prendete queste mie sentenze con le molle!). Petra 2004 invece è perfettamente inserito nella scala di crescita di questo vino con un ulteriore passo avanti verso l’eccellenza. Petra 2004 ha un naso sfaccettato complesso e intrigante come ti aspetteresti da un bordolese di queste zone, un corpo impegnativo ma non troppo e soprattutto una persistenza inusuale che gli da la cifra del grande vino. Esecuzione formale ed enologica impressionante, pulizia incredibile e levigato in ogni dettaglio. Per me l’unico difetto che ha è quello proprio di essere un pò troppo freddo e cupo, senza spigoli o note un pò fuori dal coro. Lo ribevo comunque molto volentieri e grazie a Piero abbiamo la possibilità di riassaggiare la prima annata 1997 e la migliore finora ovvero la grandissima 2001. Colori sgargianti e ancora vivaci, accenni di terziario nel 97 ma un bouquet tostato notevole. Petra 2001 è la consueta festa di frutta e spezie e mi colpisce ancora una volta per precisione ed eleganza. Ma il 2004 a mio avviso gli è nettamente superiore! Come ho detto prima si tratta di un vino dalla perfetta esecuzione che ogni anno si arricchisce di nuove dimensioni e nuovi riferimenti e ogni anno sembra davvero fare più suo il terroir che si trova sotto i piedi mentre invece per ora ha faticato un pò a sfruttarlo a dovere proprio per la gioventù degli impianti.

E per chiudere il cerchio della visita e capire cosa significa entriamo anche nella famosissima cantina “modulare” di Mario Botta costruita in Franciacorta e assemblata qui (filosofia Moretti Costruzioni). Dentro è quasi una chiesa e in effetti il percorso mistico che dall’ingresso con le sue vasche d’acciaio porta nella barricaia e infine nel corridoio finale ha un che di cammino spirituale. é un camminamento che ci porta dal vino che riposa nelle botti fino alla pietra appunto, 70 metri sotto il vigneto principale e genialmente si conclude con una porzione di roccia scoperta in cui affiorano il ferro, il manganese, del gesso e molte altre formazioni geologiche che Piero ci fa scoprire. E vi assicuro che fa una certa impressione immaginarsi le radici delle viti che si inerpicano qua dentro cercando di scavare in questa roccia a cercare di estrarre quello che è il succo di questo terroir.

Se ne parla tanto ma la creatività di Botta qui a Petra lo rende davvero toccabile con mano e sembra davvero di sentire le radici sopra la tua testa che cercano di raggiungere il cuore di Petra. (Scusate l’enfasi, ma ve lo dicevo che aveva un che di mistico…). Dobbiamo venire via di corsa e c’è tempo solo per assaggiare un Merlot 2007 buonissimo (spero vada in Petra…molto poco simile al Quercegobbe con una naso molto meno esuberante e aggressivo ma la stessa bocca piacevolssima e fresca) e un Sangiovese 2007 davvero floreale e succosissimo quasi come un Castellina in Chianti di quelli veraci.

Ecco secondo me Petra 2004 è davvero ottimo: suona adesso molto di più come un St Emilion che un Bolgheri (e questo devono pensarlo anche in azienda viste altre iniziative di degustazione) e in generale rappresenta, insieme ad Ebo 2005, un nuovo punto di riferimento per l’azienda. Siamo alla decima vendemmia quindi questo è fisiologico ed è da oggi in avanti che farà vedere tutto il suo valore. Anche se a me tornando a casa e ripensando a quanto visto e assaggiato rimane il dubbio che forse il vino principale di questa bellissima tenuta non dovrebbe prescindere da una quota di Sangiovese…

Trovate qui alcune foto della giornata.

Stasera Yquem da Burde!

Stasera l’attesissima serata con alcuni dei più grandi Vini Dolci dal Mondo in degustazione. Sarà un’occasione di confrontare tra loro stili molto diversi e concezioni anche antitetiche del vino da meditazione. E dato che la meditazione e la riflessione sono due aspetti molto personali, credo ci sarà spazio per ciascuno di scegliersi il proprio preferito qua in mezzo:

Ecco l’elenco completo dei vini:

  • Inniskillin IceWine VQA Riesling 2001
    Canada, Niagara Peninsula
  • Castello di Cacchiano Vin Santo del Chianti Classico DOC 2000
    Gaiole in Chianti (SI)
  • Cennatoio Inter Vineas Vin Santo Occhio di Pernice DOC 1996Panzano in Chianti (FI)
  • Fuleki Tokaj Aszu 6 Puttonyos
  • Quinta da Infantado Porto Vintage 2000
    Porto (Douro, Portogallo)
  • Chateau d’Yquem Lur-Saluces Sauternes 1999

In abbinamento Gorgonzola DOP, Roquefort, Bergader Tedesco erborinato e ovvimante dolci e biscotti artigianali.

Taste Firenze : tre appuntamenti da non perdere!

tasteCome sanno anche i porfidi di Piazza Signoria, questo weekend a Firenze va di nuovo in scena Taste l’evento enogastronomico più particolare d’Italia capace di unire l’alta cucina e l’arte di fare la spesa risparmiando il più possibile, la mortadella e lo Champagne, la cioccolata e il baccalà fatto in casa…insomma un modo di aprirsi la testa e la bocca a nuove sensazioni gustative. Ok basta parlare come un comunicato stampa, vi dico solo che io non me ne sono persa una edizione e quest’anno non farò eccezione! Per di più sono stato coinvolto dal Gastronauta Davide Paolini, anima e ideatore della kermesse, in un ring, ovvero in una tavola rotonda della domenica 16 marzo  mattina (ore 12) sul tema “I VINI DIVERSI: QUALE FUTURO?” Si discuterà sul perché sempre di più appaiono sul mercato e sulle tavole vini definiti “veri, naturali, biodinamici” e si cercherà di capire quali sono le differenze tra questi e gli altri vini e soprattutto , aggiungo io, se è possibile convincere il consumatore a pagare qualcosa di più per questi prodotti…
Ma volevo anche farvi sapere che come eventi “collaterali” di Taste avremo venerdì alle ore 18:00 presso Melbook Store a Firenze ci sarà la presentazione del nuovo libro di Paolini “Le ricette della memoria e l’arte di fare la spesa” edito da Sperling e Kupfer. Sarà presente Davide introdotto da Leonardo Romanelli e ci saranno in degustazione vini della Tenuta di Capezzana e Badia a Coltibuono e cibo offerto da Mortadella Favola e Bibanesi.
Se avete ancora fame alle 19:30 dall’amico Alessandro di ‘Ino in Firenze alessandro inovicino al Ponte Vecchio verrà presentato il il “panino d’autore” creato da Giuseppe Calabrese, giornalista sportivo ed enogastronomico de “La Repubblica”. Anche qui produttori di vino e in compagnia di Davide Paolini alcuni produttori presenti a Taste con le loro magnifiche creazioni, e Paolo Orazzini con la sua Porketta di Tonno da San Vincenzo!
Dal canto mio cercherò di esserci almeno al panino da Alessandro visto che sono stracurioso ma poi devo sbrigarmi che alle 21 ho un appuntamento con il signor Chateau d’Yquem in degustazione chez moi!
Dimenticavo, a Taste, oltre domenica mattina, dovrei passare anche sabato in mattinata quindi se siete a giro cercatemi che assaggiamo qualcosina insieme!

Festival del Franciacorta da Burde!

Come sapete, anche da Franco Ziliani, questa è la settimana del Festival del Franciacorta a Firenze (qui il programma completo) che culminerà con una grande e attesissima degustazione il prossimo mercoledì 19 Marzo al Grand Hotel dalle 16 alle 21. Per prepararsi adeguatamente sono stati organizzati alcuni eventi collaterali in collaborazione con bar enoteche e ristoranti in tutta la città. Qui trovate il programma dettagliato. berlucchi franciacortaPer quanto riguarda Burde, che ha in carta 3 grandissime realtà franciacortine come Berlucchi, Bellavista e La Montina, festeggeremo venerdì 14 sera quando offriremo a tutti i clienti a cena presso di noi un calice di Berlucchi Cuveè Storica Franciacorta DOCG!

Prosit!

Barone Ricasoli Granello IGT Toscana 2006

granello ricasoliAltra etichetta camaleontica con un uvaggio in divenire che sfrutta ogni anno le migliori uve bianche in grado di subire un certo grado di appassimento. A seconda dell’annata, può prevalere lo Chardonnay, il Sauvignon, il TRaminer o altre uve. Il tutto per dare un vino alternativo nel panorama toscano al classico Vin Santo da cui si differenzia in ogni aspetto a partire dal colore giallo accesissimo e brillante. granello ricasoli colore In effetti poi con i suoi profumi cangianti di frutto della passione, pesca, zafferano e albicocca presenta un mix quasi inedito per le nostre latitudine, con una qualche somiglianza con gli EisWein tedeschi. In bocca è molto dolce e si presta ad abbinamenti interessanti dai biscotti allo zafferano, al gelato di crema (provateci!) e a torte a base di crema e frutta.

Clicca qui per l’introduzione

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Introduzione al Granello Ricasoli
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Clicca qui per la degustazione del vino

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Granello Ricasoli IGT 2006
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Barone Ricasoli Chianti Classico Brolio DOCG 2005

chianti classico brolioDa un’annata considerata non entusiasmante ecco un ottimo Chianti Classico 100% Sangiovese con tutte le caratteristiche che normalmente speriamo di trovare in un Chianti come una buona acidità, una bella asciuttezza di bocca e un bel profumo floreale di viola e giaggiolo in apertura. Nonostante i 12 mesi di barrique (di secondo o terzo passaggio) il vino ha proprio nel mix floreale fruttato la sua carta vincente con un gusto morbido (almeno per un palato Toscano!) che sacrifica un pò di aggressività tannica in favore di una maggiore bevibilità. In sala è piaciuto a tutti, pur riconoscendone il carattere un pò più facile di beva rispetto ad altri Chianti Classico più aggressivi e tradizionalisti.
Ma da quando in qua è un problema così grande che un vino si beva con tanta facilità?!?ù

pasta sugo fabbriIeri sera si è dimostrato ottimo sulla pasta al pollo

scappato (anche con abbondante parmigiano grattato sopra) e direi che anche su una bella grigliata di maiale e salsicce sarebbe un ottimo accostamento. Dato inoltre il carattere di poca tannicità e alcol non eccessivo, oserei perfino servirlo leggermente fresco in qualche cena estiva.

Clicca qui per l’introduzione al vino di Sveva

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Introduzione al Brolio 2005
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Chianti Classico Brolio DOCG 2005
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Bibenda Day 2008: video!

Ecco qua alcuni momenti salienti del Bibenda Day 2008.

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Introduzione di Franco Maria Ricci e saluto
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Ingresso Letterine e Messaggi Produttori parte 1
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Ingresso Letterine e Messaggi Produttori parte 2
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Paolo LAuciani e Relentless Shafer Syrah 2002
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Paolo Lauciani e il Tannino dello Chateau Margaux 99
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Bibenda day 2008 : degustazione dei vini di quest’anno

bibenda day 2008Appena arrivato a casa dopo 12 ore tra treno taxi bere taxi treno, cominciamo con tre piccole considerazioni:

  1. bibenda day è ogni anno identico a se stesso e ogni anno ripropone i suoi stilemi e il suo modo di svolgersi, canzoni musiche e staff compresi. Cambiano i vini e ruotano nel giro di 2 anni i produttori. Forse si potrebbe pensare e osare qualcosa di più per cambiare leggermente la formula ma obiettivamente c’è veramente NULLA da cambiare nell’evento in sè, solo che chi come il sottoscritto ci vA ogni anno non prova la stessa magia della prima volta. Anche tra i relatori sarebbe interessante ascoltare altre voci ma finchè ci saranno relatori incredibili come Castagno e Lauciani e finchè ogni anno ci saranno questi vini in degustazione, non credo che ci saranno problemi di sorta…
  2. è stato un Bibenda Day speciale perchè l’ho vissuto (potere del secondo posto agli europei…) seduto accanto ai nostri due vicepresidenti Rossella Romani e Antonella Antonello Maietta e a Katja Soardi della GEN, persone speciali, raffinate ed esperte con cui discuterei a giorni sui vini sui profumi e sulle emozioni che queste bottiglie riescono a dare
  3. Preoccupante e un pò inspiegabile la mancanza TOTALE e ASSOLUTA di Sangiovese da ogni vino…non dico di riempire la scaletta di brunelli ma siamo sicuri che non ci fosse nemmeno un IGT a disposizione per rappresentare l’Italia insieme al Nebbiolo e al Montepulciano?!?


Franciacorta Cuveè Ca del Bosco Annamaria Clementi 1989

Esordio grandioso e convincente per il bibenda day con una splendida versione di questo grandissimo franciacorta, incantevole per i profumi di pompelmo candito, di agrumi e di lieviti che in bocca è cremoso e polposo di un frutto denso e dotato di una persistenza notevole. Soprattutto a colpire è il perlage, a mio parere il migliore della batteria delle bollicine (93)

Giulio Ferrari Riserva Fondatore 1995

Personalmente non amo i Ferrari e questo è indubbiamente tipico e mineralissimo con poche concessioni al frutto e al floreale con note salmastre, di tartufo, di fungo e di burro che lo pongono anni luce lontano dal precedente lombardo. In bocca è molto piacevole ampio e delicato ma il retrogusto non mi entusiasma del tutto. (85)

Krug 1996
Stile Krug a livelli eccelsi per questo millesimato che in bocca è una specie di roccia salina durissima, sapido come nessuno con un contrasto deciso con il naso che è di un burro e frutta gialla dolci e mielate. Altre note speziate come ginger e gelsomino, mandorla, nocciole e thè completano un quadro notevole ma per i miei gusti un pò troppo boisè. (91)

Jaquesson 1996
Per me il migliore della batteria con uno stile definitissimo fatto di limone e pompelmo, tiglio cedro candito, miele d’acacia, minerale pacato al naso. In bocca è una esplosione (in contrasto con un naso ricco ma non intensissimo) di pienezza di sapori e percezioni con una mirabile fusione di durezza e mineralità e un convincente e succoso frutto giallo. (95)

Bollinger RD 96
Il più intensamente dorato dei 96 ha un naso fatto da humus note caseiche e sottobosco tipiche dei millesimati della maison completato da tiglio, camomilla, fiori di campo e note eteree come lacca e cera. In bocca è armonico e continuo al naso con una sapidità molto interessante. (93) champagne 96

AA Terlano Sauvignon 97
L’antenato del Quartz e del Winkl ha un olfatto elegantissimo e misurato di sambuco, camomilla, erika, salvia ed erbette aromatiche (dragoncello) con un frutto di pesca impercettibile che sfuma in un canforato e sentori di anice. In bocca ha un “contegno gustativo” impressionante che stupisce per freschezza e bevibilità nonchè per eleganza e struttura ancora integra. (87)

Chardonnay Tasca d’Almerita 1998
Dai vigneti a oltre 500mt pensati per uno spumante ecco un vino doratissimo e carico all’occhio e al naso con note particolarissime di oliva, miele, albicocca in confettura, canditi e miele millefiori con un solo lievissimo sentore di ossidazione. In bocca si sente molto il burro e la frutta mentre l’acidità regge ma veramente di poco. Interessante ma non certamente uno dei migliori della giornata. (82)

Cabreo la Pietra 1984 Folonari
Recentemente da Burde avevamo bevuto il 1987 e aveva davvero impressionato per tenuta. Questo 1984 è perfino migliore con un naso e una prima bocca che ricorderanno il Jadot (Montrachet!) di qualche minuto più tardi! Al naso ha un pò di rancio, fiori carnosi, note speziate ed evolute che però in bocca lasciano spazio a frutta e un leggero floreale . L’acidità la tempra e il carattere son ancora da guerriero per un vino che si beve benissimo e che fa addirittura sperare in una evoluzione ulteriore. (87)

Donnhoff Riesling Dellchen Trocken 2006
Berlo oggi è stato una crudeltà immane ma forse uno dei 3 vini che mi ha dato veramente i brividi, di una acidità e mineralità incredibile e con un bagaglio aromatico impressionante. Lime pompelmo, albicocca, spezie piccanti, mineralità fredda e affumicata. Grandissimo estratto con una sensazione quasi dolce per un trocken. Letteralmente IMPRESSIONANTE e trascinante. Un incanto da seguire a lungo veramente difficile da descrivere, quindi da provare. (93 per ora…)

Mersault 1er Cru Genevrieres Domaine Jobard 2004
Ecco un esempio di cosa significhi terroir! Uno chardonnay irriconoscibile coperto da sensazioni di minerale, di umami,di spezie come zenzero, chiuso e stratificato. In bocca si apre un minimo con note tropicali più varietali in un quadro di maggior equilibrio aromatico. Grande grandissimo agli albori di una evoluzione da seguire. (94)

Chevalier Montrachet Les Damoiselles Grand Cru 1991
Al naso è tartufo, gas, frutta, fumo, floreale, minerale, complesso e austero eppure invita a berlo senza moderazione. In bocca mantiene le promesse e stupisce per la vivida morbidezza, la setosità e la grande corale dell’acidità insieme con la mineralità che paiono elencare in sequenza tutti gli elementi che costituiscono questo terroir unico. (94)

Castello dei Rampolla D’Alceo 1999
Un naso molto Pauillac potente e deciso, un minimo vegetale ed erbaceo ma subito fruttatissimo di ribes e mirtillo. Caldo speziato e balsamico, ha una armonia naso-bocca da brividi che davvero lo pongono nel miglior Medoc, tradendo la chiantigianità solo nei bei accenni minerali di Panzano. Elengantemente scuro e oscuro di gusto, probabilmente in una delle sue migliori fasi evolutive. (89)

Sassicaia 1999
Naso tipico “SASS” con macchia mediterranea, mirto, amarena sotto spirito, caffè cacao, ginepro e balsamico, salmastro intenso. In bocca è humus, terra, tannicità e acidità presenti e sferzanti. Rispetto al d’alceo ha profumi più vari e spiccati e una maggiore mediterraneità e soprattutto lo sentiamo soltanto all’inizio di una evoluzione sicuramente interessantissima. (91)

Montepulciano D’Abruzzo Valentini 1995
Scuro scurissimo con una sensazione particolarissima di pocket coffee che rende bene l’idea della spezie cioccolatosa e la sensazione eterea di caffè che era presente. Note molto scure di rabarbaro, spezia, china (punt e mes), humus,amarena e salamoia al naso fanno da apripista per una bocca morbida e avvolgente in cui si ripresentano i sentori olfattivi. Buono ma non buonissimo, naso non del tutto pulito e molto particolare. (85)

Gaja Sorì San Lorenzo 1998
Perfetta sintesi di ciò che Gaja porta avanti come concetto vino, è un misto di un legno e di una modernità ben dosati su di un grande frutto nebbiolo. Il risultato è un pò freddo e poco personale ma è sapido, setoso ed elegante come pochi e ha un naso florelae di viola incantevole. Niente male ma non ci farei follie (80)

Barolo Riserva Le Rocche del Falletto 2000 Bruno Giacosa
Esemplare stranissimo con un naso quasi dolce da lychees e una bocca morbida e setosa con tannini già integrati e morbidi. Decisamente non ciò che ti aspetteresti da un Serralunga 2000 ma le sensazioni di scorza d’arancia, di rosa, di frutta di bosco e la ricca speziatura poliedrica lo rendono incantevole e di una grazia rara. (93)

Chambertin Gran Cru Rossignol Trapet 2002
Colore impalpabile rubino trasparente vividissimo. Naso di sottobosco e piccoli frutti rossi e neri, pepe nero, spezie e mineralità cangiante. Ricchezza enorme al naso e in bocca è setoso, sapido, elegantissimo. Uno dei capolavori della giornata! (95)

Chateau Margaux 1999
Eleganza fatta vino ed esempio mirabile e paradigmatico di tannino morbido e avvolgente: queste le cifre di questo incredibile Premiere Cru che al naso sfoggia ribes, rabarbaro,caffè, cacao, eucalipto, balsamico dolce. In bocca è pepato ma ha una carezza tannica da brividi. Impressionante e ricchissimo come pochi altri, persistenza nell’ordine dei minuti… (98 )

Chateau Latour 1999
Sarò scontato e troppo convenzionale ma uno dei miei preferiti se non IL preferito. Marchio Pauillac indelebile di ferro e minerale sanguigno a sorreggere un naso molto diretto potente fatto di mirtillo, scatola di sigari, legno di cedro, pepe nero. In bocca è agile potente e dinamico con una chiusura tostata da applausi. (98 )

Hermitage Chapoutier Le Meal 2001
Un’altro dei miei preferiti con un naso speziato e pepato bianco, poi grafite, sangue, pietra lavica, uno stranissimo sentore di gomma lacca e un fruttato di “blackcurrant” da antologia del Syrah. In bocca è sapido e minerale ma soprattutto impressiona per come sia un vino rotondo e completo: tra frutta spezie e minerale tutto è in mirabile equilibro e a rotazione ciascuna delle tre componenti ci solletica il palato in un vorticoso turbinare di sensazioni. Grandissimo! (97)

ShAfer Napa Valley Relentless 2002
Come da nome e da progetto un monolite fruttato legnosissimo ed estremo, caldo e avvolgente, polposo e succulento in cui mora ribes fragola si fondono ad un legno caldo di burro, chiodo di garofano e balsamico di concentrazione veramente inusuale. Non uno dei miei preferiti ma c’è da riconoscere che in fatto di intensità olfattiva concentrazione e corposità non ha veramente avuto rivali. (85) franco maria ricci

Priorat L’Ermita Velles Vinjes Alvaro Palacios 2001
Quasi austero e catacombale con note di mogano palissandro, tabacco resina e incenso con la frutta che poco a poco emerge dal legno per regalarci una bellissima mora in confettura e torta ai frutti di bosco. In bocca è quasi dolce per l’alcool e la morbidezza ma i tannini ci sono eccome e contribuiscono a ravvivare una bocca che si stupisce per la persistenza impressionante e per la concentrazione che lo rendono molto difficile da esaminare nelle sue componenti. Un pezzo di bravura enologica impressionante per una Garnacha che non credevo capace di prestazioni simili. (92)

Alsace Pinot Gris Rotenberg Vendage Tardive 1996
Forse al suo apice evolutivo, è un caleidoscopio di frutta passita e candita con una mineralità accessa che lo rende vivace e fresco nonostante la densità di frutto.
Qualche nota ossidativa da Sauternes ma la piccantezza, ,la radice di ginger e la delicata sensazione mielata lo riportanto in Alsazia immediatamente rendendolo un ottimo esempio di VT. (90)

Sauternes 1975 Ancien Cru du Roy
Un candito di arancia preso a morsi probabilmente rende l’idea della sensazione che si ha a bere questo nettare denso e ricchissimo di sensazioni piccanti e penetranti. Non ci sono sentori spiccati di Bothrys ma solo una dolcezza elegante di albicocca e ginger con note calde di agrumi e uno iodato misuratissimo ma presente in sottofondo a ricordarci che siamo nel Sauternes. Bevibilissimo e penetrante, perfetto esempio di quanto occorre aspettare per avere un grande Sauternes al suo top. (94)
marsala 1932
Marsala Superiore Riserva Ambra Dolce 1932

La quintessenza del Marsala che sublima ogni sentore facile e immediato per distillare le note più caratteristiche di questa tipologia. Note ossidate ma ancora fresche di frutta candita, tabacco dolce, lacca e smalto, sandalo e ebanisteria varia. Note scure e gialle di frutta e spezia in un sorso caldo e avvolgente eppure ancora vivace e fresco come 70 anni fa. Ha decisamente pochi eguali…(92)

P.s.

La bravura dei colleghi sommelier romani e del loro capo servizio è veramente da prendere ad esempio per tempismo ed efficacia.