Bevute

Assaggi di vino distillati con punteggio, spesso con video degustazione

Tenuta San Guido Sassicaia Bolgheri Sassicaia DOC 2004

sassicaia andrea goriIl nome si fa ogni anno più lungo e complesso ma resta sempre e solo (per fortuna) LUI ovvero uno dei capisaldi imprescindibili della nostra enologia toscana e italiana. Un vino che stacca da ogni altro prodotto alle nostre latitudini per dare un cabernet elegantissimo e voluttuoso che si ispira ai modelli bordolesi (Lafite in primis) per coniugarne ricchezza di frutto ed eleganza con il genius loci bolgherese. Il risultato (per il 2004) è un vino molto femminile dai profumi dolci e speziati incastonati in un cesto di frutta di bosco nitido e distinto. Il naso è completato da sentori balsamici (menta, mirto, anice) e da terziari leggeri come pelle, liquirizia, tabacco e caffè. In bocca è già mordibissimo, equlibrato con tannini setosi e a tratti impercettibili. Acidità appena accennata e alcol misurato e persistenza tendente all’infinito completano il quadro di un vino ancora una volta impressionante per come riesce a coniugare complessità eleganza e piacevolezza di beva.
Adesso però lasciamolo in cantina per qualche anno!

Clicca qui per la degustazione del Sassicaia 2004

[coolplayer width=”240″ height=”190″ autoplay=”0″ loop=”0″ charset=”utf-8″ download=”1″ mediatype=””]
Sassicaia 2004 Tenuta San Guido
[/coolplayer]

Definitely THE wine that stands out all of Italy’s Cabernet production with a blend that really seems coming out from the Pauillac and not our beloved Tuscany. But the Sassicaia in a good shape like vintage 2004 is able even to outrun the Franch cabs for warm and depth of fruit. Here we can find yet a lot of woody aromas and spicy smells coming from the long barrique aging but the fruit lays beneath. A wine that you can expect good developing with the years and coming out even better than the famous 1985 and 88 vintages

Barone Ricasoli Torricella IGT Toscana 2006

torricella brolio 2006Una delle più vecchie etichette del Barone Ricasoli che ha cambiato molto spesso uvaggio fino a stabilizzarsi nella sua versione 100% Chardonnay in barrique attuale. Ma liquidarlo come l’ennesimo tentativo di far piacere uno Chardonnay in Toscana sarebbe riduttivo! Innanzitutto al naso non è per niente banale con un bel mix di sensazioni tropicali (maracuja, papaya, ananas) e speziate (noce di cocco, burro, nocciola leggera) e poi in bocca ha una notevole bevibilità dimostrandosi molto più deciso e maschile che al naso.

Ottima acidità e sapidità notevole lo rendono compagno perfetto non solo per il solito pesce o crostacei ma ancora meglio su affettati con marcata presenza di grasso come il lardo di colonnata o la nostra profumatissima finocchiona.

Clicca qui per il video della degustazione (solo parte gusto-olfattiva)

[coolplayer width=”240″ height=”190″ autoplay=”0″ loop=”0″ charset=”utf-8″ download=”1″ mediatype=””]
Torricella 2006 Barone Ricasoli
[/coolplayer]

E questo cos’è? Anteprima “scoop” Belguardo Rosè 2007

belguardo rosèEcco cosa mi è capitato nella glacette oggi a pranzo…per “strane vie” mi è arrivata questa primizia in commercio tra poche settimane, giusto in tempo per la stagione calda, un rosè toscano. E visto che viene dalla Tenuta dei Mazzei in Maremma (Tenuta di Belguardo, di cui abbiamo già parlato tempo fa in una serata da Burde) era un piccolo evento! Già da qualche anno si parla di rinascimento dei vini rosati, specie in Toscana e avvisaglie se ne vedono parecchie. Adesso dopo i successi degli scorsi anni di Castello di Ama, Riecine, Capezzana e Terre di Talamo (almeno qui da noi!) direi che anche questo Belguardo Rosè ha dei buoni numeri e un ottimo rapporto qualità prezzo. Per un vino che va sullo scaffale a 10,5€ infatti ha una grandissima finezza al naso tra lampone e fragola, per niente stucchevoli, un colore cipolla delicato e altri aromi floreali molto delicati. In bocca ha struttura e alcol non troppo abbondante che lo rende snello e piacevole con un retrogusto però di un certo rilievo nel fruttato di bosco. Unica pecca la mancanza di una certa sapidità, e infatti risulta un pò sciapo ma del resto non siamo a Tavel!
L’ho provato sia fresco sia un pò su di temperatura e sono rimasto impressionato dal fatto che anche a temperatura ambiente risultava piacevolmente morbido e poco aggressivo. Le note dicono che è fatto a partire da Syrah e Sangiovese e non è un salasso di altri vini: quindi significa che sono vigne impiantate e vendemmiate ad hoc per questo rosè. E su questo posso credergli visto che in effetti esagerazione di colore, di concentrazione e di polpa qui non ce ne sono e sfido chiunque a dire che NON è un rosso solo per il colore!belguardo rosè rosato
E aggiungerei, meno male! Perchè fino ad oggi sembra che il miglior complimento che si dovesse fare ad un rosato fosse proprio quello di sembrare un rosso…e invece i rosati hanno una personalità tutta sua che forse ci conviene cominciare ad esplorare con maggiore interesse. Se lo trovate, provate pure il Montenidoli e il Ceraso di Panizzi, ambedue da San Gimignano, vi sorprenderanno!

Barone Ricasoli Chianti Classico Castello di Brolio DOCG 2004

castello brolio 2004 Il Grand Vin dell’azienda è ottenuto con la prima selezione delle uve dalle migliori parcelle della sterminata tenuta Ricasoli. E in effetti come concentrazione di colore e di frutto è un vino piuttosto impressionante! Specie bevuto così giovane è davvero esuberante per profumi, tannini e freschezza gustativa che lo rendono un pò ostico ad un palato non allenato al gusto toscano pieno. Il passaggio in barrique e il piccolo taglio con Cabernet (5%) si avvertono ancora distintamente con note speziate molto presenti e un leggero peperone e mirtillo che completano un quadro olfattivo tipicamente sangiovese (fiori viola mammola, ciliegia, fragola in marmellata). In bocca è deciso e persistente con una sensazione fruttata che si spande nel palato elegante e pungente. Tannino scalpitante ma piacevolissimo, specie su preparazioni complesse e speziate come il nostro Cinghiale in dolce e forte o qualche carne in umido. Un vino da abbinare con soddisfazione ma da degustare e bere con cautela quando è ancora così giovane!

Clicca qui per l’introduzione “aziendale”

[coolplayer width=”240″ height=”190″ autoplay=”0″ loop=”0″ charset=”utf-8″ download=”1″ mediatype=””]
Introduzione Castello di Brolio 2004
[/coolplayer]

Clicca qui per la degustazione del vino

[coolplayer width=”240″ height=”190″ autoplay=”0″ loop=”0″ charset=”utf-8″ download=”1″ mediatype=””]
Castello di Brolio Chianti Classico DOCG 2004
[/coolplayer]

Il Cinghiale, il Barone e il Sassicaia: come è andata?

Verdetto ostico quello che abbiamo dovuto emettere ieri sera con 60 persone impegnate nella degustazione dei vini della Barone Ricasoli e soprattutto nella scelta di cosa abbinare al Cinghiale in Dolce e Forte di Paolo Gori: meglio la succosa voluttuosità femminile del Sassicaia 2004 (impressionante per complessità di profumi e persistenza) oppure la mascolina polposità tannica del grandissimo Castello di Brolio? L’annata 2004 ci ha regalato un Sassicaia finalmente in ottima forma con un’armonia e un equlibrio che solo le grandi annate possono dare e a Brolio ha fatto nascere un vino di imponente struttura e trama polifenolica che ieri sera ha davvero impressionato i presenti.

Due vini diversissimi che hanno diviso il pubblico. A livello di profumi e come vino da ipotetica conversazione, il Sassicaia si è dimostrato imbattibile ancora una volta con un fascino tutto suo che lo stacca dal 99% della produzione toscana ma a tavola con il nostro Cinghiale e il prosciutto arrosto il Castello si è preso una sonora rivincita risultando molto più adatto e gradevole del quasi stucchevole Sassicaia. cinghiale dolce e forte burdeDel resto quando un vino è in equilibrio non è mai facile da abbinarsi mentre un Castello giovanissimo e tannico ha trovato nella dolcezza e untuosità del Cinghiale un perfetto bersaglio su cui agire.

Come sempre, trovate su Flickr il resoconto fotografico della cena.
La serata ci ha permesso di conoscere inoltre meglio la realtà grandissima (1200 ettari!) del Barone Ricasoli, qui raccontata da Sveva Consonni Folcieri.

 

Fontodi Flaccianello della Pieve VDT 1990

flaccianello 1990Altra grandissima annata e valutatissima per aste e collezionisti di tutto il mondo per questo Vino da Tavola (ehm). Il colore si fa quasi aranciato comletamente con uno stacco notevole dal 1997. Anche al naso le componenti fruttate sono molto esili e dopo pochi minuti non sono quasi avvertibili. In compenso il quadro dei sentori terziari è completissimo con humus, tartufo, polvere di caffè, ruggine, iodio, sentori ematici e animaleschi, pelle, cuoio, liquirizia, smalto per mobili…un insieme impressionanti di sensazioni per un vino che evolve molto rapidamente nel bicchiere regalando sensazioni molto interessanti. In bocca ci saremmo aspettati un vino un pò stanco e piatto e invece è fresco e vitale con tannini ancora pulsanti e ben presenti che lo rendono un vino non solo da meditazione ma godibile anche a cena con preparazione di carne delicate come selvaggina da piuma. Grande, grandissimo sangiovese in una delle sue evoluzioni più belle e caratteristiche.

Clicca qui per la degustazione del Flaccianello 1990

Fontodi Flaccianello della Pieve IGT 1997

flaccianello pieve fontodi 1997Salto notevole dal 2001 per profumi e sensazioni odorose al naso. Qui la terziarizzazione è più pronunciata con note di humus e foglie secche ben presenti unite ad interessante sottofondo balsamico tra menta e anice. La frutta è esile ma presente come sotto spirito e si avverte pure del cassis. L’insieme è elegantissimo e molto invitante con una beva molto acida e fresca e un tannino fine e morbido carezzevole. Un vino da abbinare e che si presta anche alla tavola senza bisogno di sublimarlo solo per meditazione. Grande annata e grandissima prova per uno dei preferiti della serata da tutti.

Clicca qui per la degustazione del vino

[coolplayer width=”240″ height=”190″ autoplay=”0″ loop=”0″ charset=”utf-8″ download=”1″ mediatype=””]
Flaccianello della Pieve 1997 Fontodi
[/coolplayer]

Fontodi Vigna del Sorbo Chianti Classico Riserva 2004

vigna sorbo fontodi chianti classicoEd eccoci al cru aziendale con le uve dal vigneto più antico di Fontodi, una Riserva fatta a partire da un 90% di Sangiovese completato da un 10% di Cabernet Sauvignon proveniente da Chateau Lafite passando per la Tenuta di Capezzana a Carmignano. é un vino estremamente giovane, con un tannino scalpitante e ancora aggressivo. La barrique (nuove al 60%) si sente con note dolci ma non stucchevoli ma ciò che colpisce è un fruttato maturo interessantissimo e invitante che lo marca in maniera lodevole. In bocca ha corpo stile e la personalità ma ovviamente manca ancora di quell’equilibrio  mirabile tra sangiovese e cabernet che verrà fuori con ancora un paio di anni di evoluzione in bottiglia. Cosi com’è oggi un grandissimo vino da abbinamento con piatti forti e decisi ma ovviamente un pò troppo giovani per essere degustato da solo.

Clicca qui per l’introduzione al Sorbo di Giovanni Manetti

Clicca qui la degustazione del vino

[coolplayer width=”240″ height=”190″ autoplay=”0″ loop=”0″ charset=”utf-8″ download=”1″ mediatype=””]
Vigna del Sorbo Chianti Classico Riserva 2004
[/coolplayer]

Fontodi Flaccianello della Pieve IGT 2004

fontodi flaccianello 2004L’ultima annata in commercio (il 2005 esce a Maggio) si dimostra già fra le migliori di sempre con un colore porpora scurissimo ma vivace. Al naso è un caleidoscopio di cipria, viola, tabacco, frutta fresca, mora, lamponi e spezie come pepe, macis e altri sentori tostati come cacao e caffè.

In bocca è pieno, rotondo ma con tannini vivavi e scalpitanti che uniti ad una bellissima acidità ci fanno intravedere un futuro da grandissimo per questo vino che rimane comunque bevibilissimo e perfetto per una carne impegnativa. E soprattutto è un vino che va benissimo se volete mettervi qualcosina da parte per dei bei momenti in futuro…

Clicca qui per la degustazione del Flaccianello 2004

[coolplayer width=”240″ height=”190″ autoplay=”0″ loop=”0″ charset=”utf-8″ download=”1″ mediatype=””]
Flaccianello dela Pieve 2004
[/coolplayer]

Benvenuto Brunello 2008: un’annata “didattica”

mattonella fiat brunello montacalcinoAnch’io, da buon ultimo, ho fatto la mia annuale spedizione a Montalcino, evitando di intrufolarmi tra i giornalisti ma devo dire che sotto il tendono quest’anno si stava benissimo e non c’era la solita calca degli “operatori”. Quanto al Brunello mi devo purtroppo accodare a quanto scritto e riportato da Franco e da Roberto e soprattutto volevo rifarmi a quanto Giuliani scrive su Lavinium quando mette in evidenza che solo i vigneti di una certa età e con particolari esposizioni hanno dato buoni risultati nel 2003. E dico annata “didattica” proprio perchè ieri in effetti era piuttosto evidente capire dal risultato finale quale vino fosse prodotto in un determinato terroir e quale no. E quando appunto le condizioni non erano ottimali, il 2003 ha saputo tirar fuori davvero il peggio dai vigneti non adeguati a resistere e a maturare al caldo torrido. Non farò un elenco di aziende in quanto non si discosta molto da quanto citato da Franco e Roberto (e aggiungerei pure Alice, il nostro mega esperto di Sangiovese sul Forum Rex Bibendi, che è stato più generoso e Arturo Dori del Cavolo Nero a Firenze, con alcuni interessanti “fuori tendone”), dico solo che sono felice che il 2003 abbia mostrato a tutti i limiti di un certo modo di intendere la viticoltura (e l’enologia) e abbia allo stesso tempo mostrato che i vigneti migliori di Montalcino e i produttori più seri non hanno alcunchè da temere dal surriscaldamento globale.

E che altre annate così torride verranno, il mercato farà una selezione spietata su
molte aziende incapaci di rendersi conto che non sempre e non comunque si può imbottigliare un Brunello quattro stelle, specie quando lo si fa perchè fa comodo!