Bevute

Assaggi di vino distillati con punteggio, spesso con video degustazione

Feinschmecker incorona Le Torri Chianti Colli Fiorentini!

fainschmecker Sono qui in Germania e ne approffitto per documentarmi su usi e consumi di vino dei miei parenti acquisiti e scopro che Feinschmecker, il Gambero Rosso tedesco, nell´ultimo numero presenta una selezione di Chianti e Chianti Classico e stila una interessantissima classifica per qualita´prezzo.
Con mia grande soddisfazione, ma non sorpresa, ecco che al primo posto di 68 vini degustati alla cieca in quel di Amburgo alla presenza anche di Mario Zini de “La Scala“, si e´classificato il Chianti Colli Fiorentini dell´Azienda Agricola Le Torri in quel di Barnberino Val D´Elsa. Ve ne avevo gia´parlato qui e non posso che ri-fare i miei complimenti ai Campiglioni per l´ottimo e coraggioso lavoro che stanno svolgendo per portare i Colli Fiorentini alla ribalta internazionale.
Ancora piu´significativo per me e´l´articolo che accompagna la selezione con un´analisi degli uvaggi del Chianti e una non tanto velata critica all decisione di permettere nel Chianti Classico fino al 20% di uve internazionali.
Per la cronaca e per la vostra curiosita´, la classifica completa e´:

1 Le Torri Colli fiorentini 2005
2 Torre alle Tolfe Colli Senesi 2005
3 Piecorto Chianti Classico 2005
4 Fattoria di Basciano Chianti Rufina 2005
5 San Fabiano Calcinaia C. Classico 2005
6 Agricola San Felice C.Classico 2005
7 Fattoria di Grignano Rufina 2005
8 Borgo Salcetino C. Classico (Radda) 2005
9 La ginestra C. Classico 2005
10 Palagetto Colli Senesi 2005

Prezzi dai 7,95 euro delle Torri e i 9,95 euro del San Felice (prezzi sullo scaffale in enoteca ad Amburgo)

La classifica si commenta da sola: laggiu´nel Chianti Classico svegliatevi o Rufina e Colli Fiorentini e Senesi vi salutano!

Abbinamento per tradizione: Birra (tedesca) e pesce (del mare del nord)

mare nord birraDato che mi e´capitato di essere diventato relatore AIS abilitato per Birra e Distillati (materia bellissima purtroppo presa sottogamba da molti sommelier) ogni volta che sono in Germania divento sommelier della birra e vado ad assaggiare le produzioni locali piu´interessanti. Produzioni che purtroppo sono per lo piu´riservate al mercato (enorme) interno e poche delle birre che si vedono qui arrivano sui nostri scaffali. Se si eccettuano le bavaresi e l´onnipresente Becks (che tra láltro e´proprio di qui vicino, Brema, dove sono atterrato ieri), all´estero le birre tedesche non godono ne´di un mercato di massa come molte Pils e Lager australiane e americane ne´hanno la popolarita´”underground” delle birre belghe (trappiste, gueze & co.).
So di incorrere nelle ire e nei potenziali attacchi di Schigi a parlare di birra in un blog ma vi assicuro che dopo una frequentazione assidua (per dolci motivi familiari) della crucclandia, non riesco praticamente a bere birra se non tedesca! E qui San Kuaska mi ha gia´scomunicato, e pure Spaghetto alias Daniele Merli di Hobbybirra.it.
Sara´perche´qua e´un po´ simbolo del bere quotidiano come il fiasco di Chianti di qualche anno fa, sara´che la lego sempre a mia moglie, sara´perche´e´molto diversa dalla classica birra inglese o irlandese, sara´perche´mi fa pensare ai paesaggi malinconici e solitari del nord europa ma ha un fascino speciale che nelle altre birre (per ora) non trovo.
Per chi non sapesse come il Mare del Nord, vi dico solo che per stare in riva al mare si e´comunque obbligati a stare negli strandkorb, cioe´dei cestini da persone di legno e paglia dove ci si siede e ci si ripara dal vento patagonico che altrimenti ti congela. Lo giri via via a seconda del sole e ne esistono versioni iperaccessoriate, ovviamente anche con predisposizione per notebook e simili. strandorb. Se andate sul sito, capite come mai tedeschi e giapponesi vanno dáccordo…guardate questo konfiguratore di strandkorb!
La prima che mi e´rimasta nel cuore e´la Jever che ovviamente ha un sito tutto in tedesco pero´molto ben fatto e navigandoci potete scoprire quanta creativita´serva per creare un brand riconoscibile in un paese che ha piu´birre che sindaci…
gamma jever
Tralasciamo le Jever per bimbi e per teenager, l´unica da considerare e´quella a sinistra ovviamente! Il colore e´veramente dorato, lucidissimo e convincente, con riflessi cangianti intriganti. Spuma bianchissima di media consistenza. Ti colpisce subito al naso per via di un sapore di grano dolcissimo subito smorzato da una nota metallica ematica penetrante. Poi note luppolate molto evidenti e un fruttato fresco con accenno floreale di glicine. Insomma, una vera meraviglia che ti entra nel naso e non ne esce piü´. Ma la vera magia e´in bocca con un amaro coinvolgente dovuto al luppolo che con quest´acqua particolare reagisce estraendo piu´olii essenziali di altre. Non ho una misura precisa ma credo siamo sui 25-30 Ibu.
Retrogusto penetrante e freschissimo, lascia la bocca estremamente asciutta tanto che e´quasi un peccato berla da sola. Il matrimonio d´amore secondo me e´con una specialita´del luogo ovvero l´anguilla affumicata. Viene mangiata a mano, spezzando il capo e sbucciando la pelle tirandola e poi rosicchiandola come se fosse una pannocchia di mais. Con tanto di grasso dolcissimo che ti cola sulle mani e su tutto il viso. Senza una birra cosi´amara e fresca sarebbe impossibile mangiarne piu´di meta´. E invece in queste ex baracche di pescatori dove si mangiano oggi le anguille affumicate, ti capita di buttarne giu´anche un paio, con ovvio contorno di bratkartoffeln, cipolle arrostite e pane scuro imburrato. spieker
Grasso, untuosita´persistenza gusto olfattiva notevole…anche da manuale AIS per un cibo cosi´servono acidita´, intensita´olfattiva e gustativa lunghe e una sensazione amaricante nella birra che contrasti la dolcezza elevata dellánguilla.
E vi assicuro che una volta provata questa accoppiata in un posto come Der Spieker tempio locale di questo cibo, cambierete idea su molti aspetti della birra e del pesce! Pensate che addirittura dopo il mio matrimonio qui in terra tedesca, alla sera sono venuto proprio qua, ancora in abito da sposo.
aal

Oreno IGT Toscana 2004 video tasting with subtitles

oreno Here it is, our 2004 champion, the highest italian wine in the Wine Spectator 2006 Chart of the top 100 wines. In that ranking the 2003 was rated 95 points and reached number 5 in the rank. This 2004 for us is even better with powerful and seductive aromas of fruit and spice, tons more elegant than the 2003 counterpart.
But, hear and see for yourself in our video wine tasting!

Vino dei blogger #10: grandi vini da piccole vigne Soldera Case Basse 2000

solderaDopo la partecipazione al WBW inglese, non potevo tirarmi indietro per il suo equivalente italiano. Stavolta siamo da Via Freud 33 che si definisce “Multiblog di Cultura, Arte, Musica, Letteratura, Vino, Cibo, Cinema, Architettura… ” e in effetti ci si trova di tutto un pò, e tutto scritto pure bene a più voci. Il tema non era facilissimo ma stimolante, si trattava infatti di degustare un vino di un’azienda che non producesse più di 20 000 bottiglie
E non è stato per niente facile, specie pescando nella mia cantina che è fatto per ora purtroppo di molti nomi grandi e pochi piccoli…Poi però l’illuminazione mi coglie nello scorgere scuro e quasi minaccioso dall’alto del suo scaffale nella penombra della cantina del ristorante un piccolo grande mito di Toscana che ho avuto recentemente la fortuna di assaggiare.
Si tratta del Brunello Di Montalcino Soldera Case Basse Riserva 2000.
Tempo fa parlando con l’amico e collega sommelier e ristoratore Maurizio di Enotria ci lamentavamo della poca attenzioe alla bevibilità che veniva data dai grandi di Toscana (i vari -aia e -ello).
Verso le 2 di notte, dopo una serata sulle grappe, Maurizio mi fa: “Certo che se ci fosse un vino elegante, ricco, suadente, potente e che al contempo stesso si lasciasse bere senza fatica, sarebbe il mio vino ideale e non importa quanto costi”. Al che dopo un millisecondo gli faccio “Guarda Maurizio che questo vino c’è già e ce l’abbiamo in carta tutti e due, è il Brunello di Soldera!”.
In effetti, questo Brunello, che esce solo come Riserva (quindi qualcosa come minimo 60 mesi di invecchiamento) e solo nelle annate in cui Soldera è sicuro che grande lo sia sul serio (si, pure il 2000!), ha tutti i crismi del grande vino e pure tutte le caratteristiche che ce lo potrebbero far bere ogni giorno. Elemento che dovrebbe sempre discriminare i grandi vini dai vini grandi solo nel prezzo. tenuta case basse
Questo Case Basse 2000 è giustamente granato, quasi perfettamente limpido e dai riflessi cangianti che meritano davvero l’uso di una candela per essere colti appieno. Al naso la magia di Montalcino è completa con i frutti di bosco, il roberparkeriano “blackcurrant”, il toscano tabacco kentucky, il minerale sapido ilcinese che sempre più raramente si incontra. Ma come vi dicevo la magia del Case basse si manifesta in bocca con la sua acidità ben calibrata (forse in questo 2000 ancora un pà invadente) e che smuove tutto l’alcol e la morbidezza reinventandoli nel palato ad ogni sorso. Sorso che ne richiama subito un altro tanta è la capacità di lasciare il palato immacolato e pronto a riprovare le sensazione di poco prima. E’ un vino semplice e lineare come può essere la soluzione geniale ad un problema complesso, un rasoio di Occam dell’enologia.
Ha il solo difetto di costare caro, e di essere finito in qualche orrendo “paniere” di fondi internazionali che investono in casse di vino…e mi pare sia pure un benchmark per valutare l’effiacia di investimenti in bottiglie di vino alla pari con Yquem o Chateau Margaux. Che è un’aberrazione moderna di un piacere antico e toscano di cui andiamo fieri, ma di cui siamo tanto gelosi!
Ma sul prezzo di Soldera, sono più d’accordo con Franco, che lo definisce uno dei vini dal miglior rapporto qualità prezzo che ci siano!
Vedi MAurizio che avevi ragione?!?

Gli altri vini della (bi) settimana: Ornellaia!

serre nuoveOltre al Biondi Santi Greppo 2000 nella cantina di questo inizio Settembre spuntano altri interessanti bicchieri. Vi segnalo le Serre Nuove dell’Ornellaia, non esattamente una mia scoperta ma sempre una bella bevuta. Il 2004 in quel di Bolgheri è stata una di quelle annate dove come dice anche Leonardo Raspini (direttore di Ornellaia) la natura ha fatto tutto da sè. Però è anche vero che se non sono straordinari i vini di queste annate c’è qualche problema sul serio…Uvaggio “tradizionale” per Bolgheri, ovvero 40% Cabernet Sauvignon, 40% Merlot, 15% Cabernet Franc, 5% Petit Verdot con appunto questa aggiunta di Petit Verdot Questo 2004 è tanto rosso porpora che sembra quasi un malbec, riflessi color melanzana veramente belli. I profumi vanno dalla cipria alla ciliegia matura con del lampone che spicca su uno speziato balsamico. Direi da bersi subito senza indugio, magari osandolo anche leggermente fresco (16°) visto che i tannini sono già ben integrati e non mordono più di tanto e soprattutto per contrastare i 14 e passa % di alcool che fanno sempre un certo effetto! Quando la temperatura si alza, ovvero se lo degustate intorno alla temperatura ambiente 20-22° (quando va bene…) diventa molto scomposto e mollaccione con un alcol che sovrasta tutto e rischia di compromettere l’insieme. Contrariamente a quanto letto in giro a me non dispiace ogni tanto assaggiare vini così “addomesticati” e levigati. Certo l’Ornellaia 2004 che ho assaggiato lo scorso maggio in “quasi” anteprima alle Corti, è tutta un’altra musica ma anche tutt’altro portafoglio! A proposito di portafoglio, sarò venale, ma vi ricordo che praticamente solo da me lo potete ordinare al tavolo a 29 euro la bottiglia (750) e 6 euro al bicchiere. Oggi alcuni lo hanno bevuto su una bistecca ma ha fatto miglior figura sullo stracotto in umido di altri clienti cui, magia dell’abbinamento, è piaciuto molto di più che agli altri.

Wine tasting in UZBEKISTAN?!?

wine tast uzbek 1Noi in Toscana siamo stati tra i pionieri del turismo gastronomico ma non abbiamo idea del fatto che ormai il vino è un motore turistico globale che non “risparmia” paese alcuno. Un nostro affezionato cliente (Francesco Romiti ) è stato in un bel viaggio alternativo ai soliti flussi italioti (tant’è che di italiani ne ha visti pochi, incredibile!) in Uzbekistan, ex poverissima regione CCCP e adesso lo stato più popoloso dell’Asia centrale con i suoi 25 milioni di abitanti. La sua posizione dal punto di vista enologico è “strategica” almeno per il fatto che si trova appunto in mezzo alla culla della Vitis Vinifera il cui succo allieta i nostri banchetti. Non siamo ai livelli della Georgia dove già ci sono cantine famose e distribuite in Italia (di recente ho assaggiato un ottimo Rkatsiteli Grand Cru Tsarapi della Velier, scoperto da Nicolas Joly ) ma a quanto mi racconta Francesco, le cose un pochino si muovono perfino laggiù! E se anche su internet si possono prenotare “wine tasting” ecco cosa dovete aspettarvi nel racconto del “sopravvissuto” Francesco.
Non ritengo assolutamente di essere un degustatore provetto e tantomeno organizzo i miei viaggi, mia vera passione, a seconda delle degustazioni o dei vitigni.
Mi è capitato però in questo ultimo viaggio in Uzbekistan, di poter partecipare inaspettatamente ad una “wine tasting” di vini locali.
A dire il vero è stata una vera esperienza.
La città era Bukara, bellissima e affascinante, e quella sera c’erano “solo” 38 gradi anche se il sole era già calato da un paio d’ore. All’interno di una ex Madrassa – termine per definire una scuola dove si insegna il corano, in pratica un cortile circondato da piccole aule – siamo stati invitati ad entrare in una stanzetta, non più di 16 mq., per partecipare ad un assaggio di vini. L’ambiente era molto elegante e ordinato: tavoli apparecchiati, bottiglie ben disposte e immagini al muro… niente finestre e tantomeno impianti di areazione eccetto un ventilatore sparato al massimo… Abbiamo iniziato a sudare!

locale uzbekoIl programma prevedeva l’assaggio di 8 vini. Eravamo in quattro, due di noi erano totalmente astemi e si sono arresi al primo assaggio, noi invece abbiamo continuato a sudare… la terza ha dovuto arrendersi al terzo assaggio dato i postumi da un malessere lampo della mattina stessa… io ormai ero in un bagno di sudore… Con grosso dispiacere del gestore ho dovuto cedere anche io al quinto assaggio… a digiuno con quel caldo, niente aria e anche io con dei postumi di un piccolo disturbo era impossibile bere ancora!
vino uzbwkoMi è dispiaciuto però dire “no grazie!” quando il gestore ci ha chesto se volevamo comprare una bottiglia da portare alla cena in famiglia uzbeka dove eravamo diretti. A dire il vero avrei voluto rispondere: “ma non lo vedi come siamo messi? Siamo cascati uno ad uno come birilli!”
Un commento sui vini? Non ho molta esperienza in merito, comunque, nonostante che qualcuno di quelli assaggiati avesse vinto qualche premio, non mi sembravano eccezionali, o perlomeno mi hanno dato l’idea di essere un po’ estremi, indecisi o truffaldini, nel senso che mi sembrava macassero di equilibrio tra olfatto e gusto, mai l’uno confermava l’altro. Ma non sono io a dover dare dei giudizi in merito…
Il viaggio invece… merita!

Grazie Francesco per il racconto…Vi rammento alcune delle varietà comuni di uve in Uzbekistan: Bayan-Shirey, Rkatsiteli, Saperavi, Morastel, Muskat, Aleatiko, Kabern e altre più esotiche come Asyl-kara, Khindogny, Mtsvani, Kuldjinski,Soyak, Bakhtiori and Bishty.
Di queste personalmente ho assaggiato (non uzbeke) il Rkatsiteli georgiano e un ottimo Saperavi (rosso) che però era barricatissimo quindi del frutto si intuiva poco.
E capisco quindi cosa vuol dire Francesco quando parla di “vini truffaldini”…quanto al gusto, almeno per come me li ha descritti a parole credo che fossero molto sbilanciati verso le componenti dure, ovvero acidità mentre al naso erano comunque molto piacevoli di qui il grosso contrasto una volta assaggiati.
Le frontiere del vino sono infinite…e ogni giorno si scopre qualcosa di più interessante. Personalmente questi vini asiatici non mi fanno per niente impazzire (ho assaggiato anche roba turca ma mai nulla di trascendente), però fa cultura! Se volete un nome (una cantina) da tenere d’occhio, sia Francesco che il web ci dicono che sia questa Samarkand Wine che almeno il nome giusto per il mercato ce l’ha!

Elogio della BIANCA semplicità perduta nel Chianti

trebbiano Ho volutamente escluso la terminologia “classico” dal nome del post perchè parlo di due vini che della menzione “Classico” riescono a fare a meno ma riescono pure a ricreare in bocca quell’effetto “ragazza acqua e sapone” che tanto intriga anche nel vino. Ovvero quei vini in apparenza semplici, quasi banali, ma che per uno strano e indefinibile motivoti stregano portandoti a berne in continuazione. Quando poi davanti si ha una bella fiorentina (una bistecca intendo) bistecca riescono perfino a renderla leggera da mandare giù… Sto parlando di due vini molto diversi ma che mi hanno dato reazioni simili. Il primo è il Salvino, un IGT Toscana volutamente declassato da Chianti Classico per poter usare anche uva bianca e un Chianti Colli Fiorentini Riserva dellla Az. Agr. Le Torri, una tipologia da me amatissima (ovviamente in privato perchè in pubblico dico sempre di bere solo Chianti Classico!).
salvino frontesalvino retroIl Salvino è della Fattoria Erbolo ed è curato da Andrea Pagliantini, che ho conosciuto degustando qui sul blog il vino del 1973 che suo padre faceva a San Donato in Perano in quel di Gaiole. E’ un vino praticamente introvabile se non presso l’azienda Erbolo e nelle vicinanze ma di cui vi consiglio dimettervi in caccia al più presto. Proviene da vigne di più di 30 anni di età di Sangiovese, canaiolo, malvasia, treppiano, allevati a capo e razzolo (nemmeno io so cosa siano…). Il vino viene “governato” alla toscana dopo l’inverno e passa due anni tra botti di castagno e botti grandi di rovere. Viene venduto circa 3 anni dopo la vendemmia per essere consumato subito, io ho provato il 2004. Come vedete niente più che il rispetto di una lunga tradizione contadina chiantigiana, a partire dall’uvaggio passando per il governo (oggi farebbe più figo parlare di “ripasso”) e finendo cone le botti di castagno. E cosa vien fuori da questo processo direte voi? Ecco, un vino estremamente piacevole, fresco vivace, dai profumi vinosi e carnosi di frutta e di viola mammola,dove fragola, amarena e crostata di ciliegia si accompagnano tranquillamente senza stancanti legnosità Un vino che però ti colpisce molto di più in bocca che al naso. In bocca pare infatti un biodinamico di quelli fatti bene, con pochi spigoli ma un carattere deciso e vitale, insomma il Sangiovese al suio meglio grazie all’azione sinergica dei suoi “storici” compagni d’avventura, bianchi e non.
Solo ora (16 ottobre) mi accorgo che non sono stato il primo a parlare di questo ottimo vino! Già lo avevano fatto Tommaso Farina, TigullioVino e Franco Ziliani: sono in uona compagnia!
le torri riservaIl Chianti Riserva Le Torri è un ben più moderno blend Sangiovese – Canaiolo – Trebbiano Toscano – Cabernet Sauvignon e addirittura osa i 24 mesi in barrique (2° e 3° passaggio). Quindi è piuttosto il prodotto di una enologia moderna e tecnologica che un antistorico ataccamento al passato. Moderna enologia che ha prodotto due IGT di classe (Magliano e Vigliano cui , alla cieca durante la scorsa VII Selezione dei Vini Toscani, ho attribuito 87 e 89 punti. Moderna enologia, però, al di là di evidenti ed eleganti note speziate al naso, ciò che lo rende similie al Salvino è l’effetto di freschezza e vivacità che ottiene in bocca, rendendolo bevibilissimo e incantevole nella sua semplicità. Il test della bistecca ha messo in evidenza i suoi pregi come vino da ciccia, sempre pronto a rimuovere l’eccesso di succulenza ma ma troppo aggressivo con i tannini sul palato.
Sempre in pubblico, non posso dire che togliere la possibilità di mettere le uve bianche nel chianti sia stato un errore, però in privato a casa mia…sapete come mi comporto! Già mi sono beccato il bonario rimprovero di Marco Pallanti del Castello di Ama alla conferenza di presentazione del Chianti Classico ai sommelier AIS lo scorso anno, ora con questo post mi vedrò boicottare pure da qualche altro produttore! Ah, mi sono scordato un elemento fondamentale, il Salvino lo trovate in enoteca sugli 8 euro e il Chianti Riserva Le Torri sui 10,50, dire ambedue centratissimi!

English Summary: since 2006 it’s not more possible to use white grapes (trebbiano and malvasia) in any of the Chianti Classico blends and for this is very bad news! I recently tasted two chianti, one from Chianti Colli Fiorentini, Azienda le Torri Riserva 2003 and the other one from Chianti Classico zone of Gaiole, named Salvino IGT 2004 from the Erbolo vinery . I found these wine impressive notably in your mouth with soft but present tannins and a rare delicacy compared to other wines coming from these terroir. The Salvino is aged 2 year in chestnus barrels (like we did 50 years ago everywhere in Tuscany) and was freshen up with the “ripasso toscano” method for increase the body and freshness of the wine using dried grapes added to the wine after it comes out of the fermenting tank. The Chianti Le Torri Riserva is more normal with 24 months ageing in used barrique. But both have white grapes in the cepage and this in my opinion give these wines a radical new sprint that results in a easier to drink wine and more readiness. And this for many Chanti Classico bottles is not so common!

45 di questi anni…anche se è Fontanafredda!

I miei amici barolisti sfegatati al limite dell’autolesionismo su RexBibendi e il Franco Tiratore sicuramente storceranno il naso di fronte a ciò che sto per scrivere e mi diranno di cercare altri vini ed altre annate però oggi lo devo dire, un Barolo Fontanafredda del 1962 è un GRANDE VINO. Certo, lo so che il 1961 è una delle annate “grandi” e il 62 no e lo so che per un Fontanafredda qualsiasi ce ne sono a decine di migliori ma non è colpa mia se oggi era il 45esimo anniversario di matrimonio di mio zio e se l’unica bottiglia del 1962 che avevo in cantina era proprio questa…bottilgia fontanafredda 62.
Aperta con la consueta maestria dal sottoscritto dopo aver letto sul cartellino penzolante dal collo della bottiglia che recitava “Fontanfredda LA grande azienda vinicola piemontese” e che mi consigliava di bere il vino tra i 20 e i 22 gradi (cioè la temperatura ambiente qualche decennio fa…ora invece mi pare sia 18-20!), ammiro il tappo intatto e integro e decisamente corto (la lunghezza oggi di un IGT da 5 euro) tappo barolo fontanafredda 62. Evitando il decanter per salvaguardare il vino da shock ossidativi, ecco che con mia sorpresa nel bicchiere scivola un liquido aranciato dai riflessi bellissimi e di una limpidezza quasi sospetta! Giusto una decina di secondi perchè se ne vadano un pò di arie di chiuso ed ecco che cominciano a stagliarsi sotto il naso note di tartufo, di goudron, di lacca, smalto, di ruggine e un humus settembrino, appena mescolato ad una grassa liquirizia e della prugna secca. Non si sono molte note floreali (nemmeno le mitiche “cimiteriali” che un grande degustatore mi fece scoprire) e la poca frutta che è rimasta è decisamente sotto spirito però le note terziarie bastano e avanzano per il momento!
Nel bicchiere barolo 62 bicchiere intanto il vino prende coraggio e anche io mi decido a berlo rimanendo colpito dalla vivacità del vino stesso, altro che vino andato! C’è una freschezza discreta, un alcol che non prevarica e un tannino quasi dolce (seppure ancora presente!). Finale liquirizia e balsamico che non se ne vanno prima di una decina di secondi. Che vi devo dire, visto che un Fontanafredda (già MPS nel 62…) regge così il tempo ed è quasi piacevole oggi, cosa doveva essere il 1961 degustato lo scorso Aprile a Torino??? Se siete curiosi di scoprire cosa si sono bevuti nella verticale di Monfortino leggete qua ma se non vi avanzano 300 euro e passa, secondo me potete anche provare a stappare qualche bottiglia nella vostra di cantina (statisticamente un barolo degli anni 60 ce l’abbiamo tutti!!!). Non sarà un grande Barolo ma probabilmente mi pare di cominciare a capire che se è un Barolo, non è mai da sottovalutare…e se lo dice uno che continua pervicacemente a preferigli sempre e comunque un Brunello, credeteci!
p.s.
Per chi volesse provare su Ebay lo vendono a 49 euro.

English summary:
Last saturday was my uncle’s 45 anniversary of marriage so I found in my cellar an ancient Barolo 1962 Fontanafredda bottle. I decided to try opening it to discover what can be now this “normal” Barolo, not so celebrated worldwide and in Italy more know for the quantity of bottles than for the quality of the wine…And for my surprise was quite good with goudron and liquorice, sweet humus, earthiness and some old plum. In mouth was yet alive with good freshness, soft tannins and a still present body. After all a good and unexpeted surprise, since the 1962 vintage was not so good as the 1961 (but as some said to me, maybe in the ’62 wines they used a bit more of ’61 than what they could…). If you found a bottle for less than 40 € pick it up and try but if you are really looking for a fantastic old Barolo, look for Aldo Conterno’s or Mascarello’s wines.

Erstes Gewa…che? Piccola guida ai Riesling tedeschi

rieslingQualcuno dei miei quasi 25 lettori mi chiede qualche info di più sul magico Riesling,vitigno semisconosciuto in Italia (a parte il Riesling Martini ma lasciamo stare…). In effetti non è così conosciuto e per lo più si pensa al Riesling alsaziano, oppure a vini dolci, magari icewine canadesi o vini del nuovo mondo (Eden Valley in Australia per esempio). Per la delegazione di Firenze, su consiglio di Massimo Castellani, ho organizzato unaserata AIS Firenze lo scorso Autunno (2006) qui da Burde e per l’occasione ho preparato diverse slides esplicative della viticoltura in germania e sul Riesling in particolare. Ho tratto materiale e foto da siti come DiwineTastee soprattutto ovviamente siti tedeschi! Mi spiace per i non iniziati a questa bellissima lingua ma purtroppo in inglese e in italiano c’è ancora relativamente poco.
Fate “salva” col tasto destro su questo link per scaricare le slides sul Riesling. Il formato è OpenOffice ma anche con PowerPoint dovrebbe aprirsi bene.
Per i curiosi e appassionati di foto e altro materiale ho allestito un set di foto su Flickr! con tutto il materiale jpg raccolto per la serata, magari vi servisse. Ora non mi manca che aprire il centro italiano di documentazione sul Riesling…
Intanto ecco qui la lista dei podcast dei Riesling che ho degustato:

Mosel Saar Ruwer

Markus Molitor Bernkasteler Lay Spatlese Riesling trocken 2002

ST. URBANS-HOF – LEIWENER LAURENTIUSLAY Riesling Spatlese 2003

Dom Avesbaker Altenberg Riesling Spatlese Trocken 1971 (!)

Nahe
EMRICH SCHOENLEBER – MONZINGER FRUEHLINGSPLAETZCHEN Riesling SpatRiesling trocken – 2004

Pfalz
DR. BURKLIN WOLF Riesling trocken – 2004

REICHSRAT VON BUHL – FORSTER PECHSTEIN Riesling Spatlese 2002

WAGECK PFAFFMANN Riesling Sekt trocken 2004

Rheingau

DOMDECHANT WERNER – HOCHHEIMER KIRCHENSTUCK Riesling Spatlese 2004

FRANZ KUNSTLER – HOCHHEIMER KIRCHENSTUCK Riesling Auslese trocken 2001http://vinodaburde.simplicissimus.it/archives/140

Toni Jost Hahenhof WALLUFER WALKENBERG Riesling Spätlese trocken 2003

FURST VON METTERNICH-SCHLOSS JOHANNISBERGER Riesling Qualitaetswein Trocken 2005

DR. HINKEL Riesling Eiswein 2004

p.s.
Mi scuso con la Martini per aver usato il suo spumante come simbolo di Riesling un pò dozzinale…ma chi ama il Riesling tedesco non è che abbia tanto da gioire nel nostro paese! E come “sekt” anche in Germania non è che si trovano esempi così favolosi.
Però anche in Italia se ne trovano di buoni, ad esempio il grande Campo della Fojada di Fabrizio Maria Marzi, se lo trovate assaggiatelo!
fojada. E, segnalatomi da Ziliani, anche Vajra famoso Barolista dalla Langa fa un grande Riesling in Italia.

p.p.s
Erstes Gewachs vuol dire “Premier Cru” ed è il nome di una classificazione alternativa trovata da alcuni produttori per cui il sistema tedesco “classico” non tutelava sufficientemente i vigneti di maggior valore…e non hanno tutti i torti!!!

Se hai la capatosta alla fine la spunti!

poggio argentiera viniForse non siamo stati i primi a scoprirlo ma certo siamo stati tra i primi a raccontare quanto è buono tanto è che, nonostante i 25 euro cui lo mettiamo in tavola, è uno dei pochi vini che i nostri clienti ci ordinano a memoria senza aprire la carta. Oggi alloro dopo alloro (e mi sa pure cinghiale dopo cinghiale) possiamo dire che è stella di prima grandezza. Già a Londra Decanter lo ha incoronato Re dell’annata 2003 della costa (“ovviamente” davanti al Sassicaia…) e ora questa affermazione nella prestigiosa manifestazione maremmana “Vinellando”. Dico prestigiosa sia per la qualità dei componenti della giuria come Massimo Castellani e Franco Ziliani e perchè al momento rappresenta l’unica vera sfida tra Morellini di Scansano, come ci spiega lo stesso Giampaolo in un commento all’articolo che trovate qui. Il vino di cui stiamo parlando è il Capatosta dell amico Giampaolo Paglia di Poggio Argentiera che oltreché essere un blogger tra i più amati è anche fior di viticoltore. Se siete curiosi di riascoltare cosa dicevamo di questo vino in tempi non sospetti cliccate qua. Intanto vorremo prenotarci come sede di una bella verticale di capatosta e giriamo subito l invito a giampaolo che non è certo tipo da gran galà ma da grandi bevute certo che si! Ce le porti queste bottiglie da burde? Devo lanciare una petizione on line?!?
caaptoscat bott.
p.s.
Complimenti vivissimi anche a Moretti e il suo Poggio al Lupo che consideriamo tra i migliori Morellini e il premio come vino più tipico sicuramente riempirà di orgoglio la Tenuta Sette Ponti, anche considerando tutte le critiche a volte un pò ingiuste che ricevono per l’eccessiva internazionalizzazione dei loro prodotti…