Un solo mondo di vino è possibile? Perchè Vinitaly non può esistere senza Villa Boschi e anche il contrario

Che per molti sono due cose diverse, molto diverse. Ammetto che dividersi a metà tra il rutilante e sempre emozionante e coinvolgente spettacolo di Vinitaly e l’atmosfera di Villa Boschi è qualcosa di veramente spiazzante che mette a dura prova le proprie convinzioni in materia di vino. Troppo diverse le due manifestazioni per tentare un confronto: di là buyer internazionali, di qua molti appassionati, di là migliaia di giornalisti, di qua circa 200 (comunque quasi il doppio dello scorso anno, ma qualche blogger in più ;-)) , di là le veline, di qua gente di vigna e di vigneto e nessun fronzolo…. Di là lustrini e brillanti, di qua una babele di lingue di colori e di suoni, bambini tra i banchi. Di là conferenze stampa trionfalistiche, di qua assemblee e adunate di strategie, pensieri, opinioni. di là banchetti luculliani e superesclusivi, qui un banchetto tutto nel mezzo, tra chiacchere e amicizie nuove.

Inutile dire dove si sta meglio, chi vi scrive si trova perfettamente a suo agio ovunque ci sia vino, e comunque venga fatto. Per me sono non sono due facce della stessa medaglia, è proprio lo stesso mondo o almeno dovrebbe esserlo e invece per due righe sull’etichetta (se non ci metto la solforosa perchè ce lo devo scrivere per legge?). Tra propositi di azioni clamorose, tentazioni da FIVI e manie di protagonismo e di essere a tutti i costi “contro”, pure il mondo di Vini Veri e simili mostra qualche limite nella sua stessa idea perchè vittima come ogni ambiente umano delle solite debolezze. Per esempio che una proposta a suo modo coraggiosa di farsi sentire attraverso una associazione come questa sia visto come scandaloso e da “venduti” e siano invece ascoltate con applausi ipotesi clamorose di proteste plateali.

Ho i miei limiti ma 2 ore di adunata senza alcun costrutto, se non forse altre clamorose divisioni, per me sono un pò troppe. Troppe considerando che i vini sono semplicemente meravigliosi ed emozionanti e soprattutto tutti diversi e tutti da scoprire. A Vinitaly si corre in lungo e in largo e si assaggia, ma di rado ci si emoziona, ci si sorprende (a me è capitato oggi nel mitico corner di Dan Lerner e la sua banda, andatevi ad assaggiare i Gruner Veltliner di Martin Vandorfer, i vidi di San Lorenzo, sì quelli del Vigna delle Oche, e gli sloveni di Sutor).

A Villa Boschi invece si è quasi storditi dalla diversità, dal cambiamento, dallo spirito di ogni vignaiolo, dalle anfore, dai tappi a vite, dalle bottiglie e dalle etichette cangianti (tipo questo secondo voi può essere un passito di pantelleria?). Certo, ci sono Borgogna, Beaujolais, Priorato, Clemens Busch (sbav i Mosel 2007), Prieure Roch e La Stoppa, Prosecco rifermentato  “naturale” in bottiglia, Occhipinti e i suoi Frappato e SP68, Valgiano, Syrah da Cortona dal respiro incredibile, la Sicilia di Porta del Vento (un catarratto come pochi altri mai e un Nero d’avola quasi inedito) e ovviamente il Sagrantino di Bea (per tacere di tantissimi altri, qualcuno lo potete scoprire qui).

Un caleidoscopio maestoso della magnificienza enoica, e pure qualche bimbo a spasso accanto alle bordolesi…

Appunto due realtà che non sono confrontabili. Però spesso si ha come l’impressione che tutto il Vinitaly lavori perchè realtà come Villa Boschi possano continuare ad esistere e allo stesso tempo l’idea stessa di Vinitaly senza le mani e i corpi e i vini di Villa Boschi crollerebbero d’un colpo, con la loro memoria storica (struggente oggi il ricordo di Cappellano da parte di Sangiorgi) e i loro slanci di un futuro passato.

Mi par di essere l’unico a pensarlo, ma per il me il vino è uno solo (e così mi sono giocato l’accredito per domani…).

E soprattutto nonostante un sacco di gente si diverta a dirlo, il mondo del vino del vino è vivo e vegeto e ci salverà tutti, prima o poi. Semprechè il giornalismo se ne accorga.