Andrea Gori

Sommelier, giornalista pubblicista, scrittore e ristoratore da 4 generazioni a Firenze con la Trattoria da Burde di famiglia, fondatore del Dissapore Network e Intravino, i siti web più frequentati dell'enogastronomia italiana. Scrivetegli pure a burdedj[@]gmail.com

“Il Corso da Sommelier vi cambierà la vita”: secondo Giulia è vero

Lo so che siete stanchi di leggere i miei post quindi per oggi lascio la pagina a Giulia Graglia, una neo sommelier che in realtà nella vita è sceneggiatrice di film horror (forse l’unico lavoro al mondo più bello del nostro, o almeno per un devastato nella psiche da filmacci di mostri di serie Z come il sottoscritto) nonchè una delle assistenti di Lorenza di Witaly.

Come saprete, il 2 Luglio scorso c’era a Roma la Giornata del Sommelier (che io chiamo del Sommelier laziale, ma è una polemica mia…) ed è la festa di “laurea” dei nuovi sommelier dell’AIS Roma, come sempre splendidamente orchestrata e diretta da Franco Ricci e Daniela Scrobogna. Visto che non ci potevo andare ma ero curioso, ho chiesto a Giulia di farmi un paio di foto, che trovate qui, e già che c’era, di scrivermi due righe sulla giornata. E ne è venuto fuori un bel pensierone sul cosa significa essere sommelier e soprattutto sul fatto che IN EFFETTI è un corso che la vita te la cambia eccome, e direi quasi sempre in meglio! Senza contare che ci rammenta un paio di episodi e momenti che prima o poi sono capitati a tutti…

Il corso da sommelier vi cambierà la vita” sentenziò Franco Ricci durante la prima lezione, quasi un anno e mezzo fa. Cosa avrà poi da cambiare, mi domandavo io… Il vino lo amavo già, pensavo soltanto che avrei acquisito un sacco di tecnica. E qui, come dice sempre mia nonna, cascava l’asino…

Prova ne è stata la cerimonia per la consegna dei diplomi di ieri, quando, in mezzo a sorrisi, foto e complimenti, vuoi o non vuoi mi sono trovata a tirare le somme del percorso. Tecnica sì, beh, almeno quella… con quello che è costato il corso! Capacità, ci si prova, insomma, ora sento l’odore di zafferano anche quando salgo in ascensore e vedo bosso dappertutto… Fin qui insomma tutto normale. Eppure io sono entusiasta di questo diploma e mi illumino davanti ad una carta dei vini quando leggo il nome di una bottiglia che riconosco, oppure quando bevendo un bicchiere mi rendo conto di aver già assaggiato quel vino. Ci sarà un motivo.

Ricci chiama il diplomato che si alza, riceve il diploma e viene baciato, riceve il taste vin ed una stretta di mano, poi la spillina, i depliant per i master e infine la tessera vitalizia. Beh, l’emozione non è mancata. Però niente mi ha fatto venire i brividi come i cori da stadio che si alzavano ogni qualvolta Ricci chiamava uno dei nomi del nostro gruppo (tant’è vero che mi sono beccata un paio di occhiatacce della Scrobogna che mi guardava cercando di ricordarmi il “decoro” del sommelier… ). E lì ho capito. Il valore aggiunto del corso sono state le persone conosciute.

Forse a chi legge la cosa suonerà strana, ma noi siamo stati il corso cavia per sondare se fosse possibile dare vita ad una serie di riviste enologiche ad opera degli allievi durante il secondo livello. “Create voi le redazioni!”. Risultato: dopo aver combinato ben 19 persone dai 25 ai 35 anni (su per giù…), che nella vita tranne la sottoscritta fanno tutt’altro, e aver lavorato come matti ecco le conseguenze: la rivista è risultata la migliore fra tutte e noi assolutamente inseparabili. Quasi incredibile in età pressoché adulta trovare 18 amici. Credo che sia colpa del vino e del percorso fatto tutti insieme, quando dopo le lezioni si andava a bere, o anche prima e soprattutto durante…

Credo che la cosa migliore sia potere associare una grande passione a dei grandi amici: ogni volta che bevi pensi a loro e ogni volta che pensi a loro ti viene voglia di aprire una bottiglia di quelle come si deve. Amavo il vino prima di iscrivermi al corso, ora forse lo conosco un po’ di più e mi sembra ogni tanto di capirlo, ma l’emozione che si prova a condividere il piacere di un sorso con chi la pensa come te e prova in quel preciso momento la stessa sensazione non ha paragoni.”

Giulia Graglia

“Slideshare e il Vino” ovvero contro la Gelosia del Sapere: slides lezioni AIS sul web

La gelosia del sapere è una malattia delle società pre-internet e soprattuto pre-internet 2.0 ovvero il fatto che i manuali d’uso e i testi importanti sono sempre tenuti sotto chiave e a disposizione solo del capo o comunque del proprietario delle chiavi.

Esattamente così mi raccontava Paolo Santinello riferendosi ad una sua precedente esperienza lavorativa, durante la mia permanenza in quel fantastico incubatore di idee che fu KiOSCO, e lì vi assicuro che chiavi sul serio non ce n’erano!

Il mondo del vino e della “cricca” dei formatori di questo non fa eccezioni e si va spesso avanti con muri e ostacoli alla conoscenza in questo settore precludendo l’accesso a molte informazioni che dovrebbero secondo me essere a disposizione invece di tutti. Un esempio sono le diapositive che vengono proiettate durante le lezioni (AIS e anche delle altre associazioni Fisar, Santuccio…etc). Come se la capacità di insegnare fosse racchiusa in qualche mega di PPT messi insieme dai relatori e non, come invece indiscutibilmente è, nella loro capacità si spiegare e di far vivere il vino in tutti i suoi aspetti spesso molto complicati. Non sono un grandissimo relatore ma nel mio piccolo ho ottenuto alcune abilitazioni e ogni tanto mi capita pure di girare il mondo per insegnare qualcosa sul vino e simili. (E più che altro ho assistito a grandissime lezioni tenute da relatori eccellenti con slides assolutamente insignificanti, almeno nel senso comune del termine. E del resto le slide sono solo delle linee guida per argomentare e tenere un filo logico, un sussidio, non un vero e proprio strumento didattico).

Per cui da titolare di blog e persona molto 2.0 ho deciso di rendere disponibili su SlideShare le slides che utilizzo attualmente per le mie lezioni su Birra e Distillati e altre lezioni che sto preparando (secondo livello ais Toscana, Umbria, Lazio, Lombardia, Alto Adige, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Umbria, Lazio). Tenete ben presente che le slides su Birra e Distillati sono “approvate” e certificate da un esame di abilitazione come relatore in dette materie, mentre sul resto non avete questo tipo di “certificazione” quindi prendetele con le dovute cautele. Per molte di queste ho utilizzato anche del materiale che abbiamo messo in comune a Milano in un recente seminario didattico (specialmente le slides della Sicilia e della Sardegna mi sono aiutato con quelle di un sommelier dottore siciliano che lavora a Padova ma di cui ho perso il nome).

E, più che altro, vi prego di ricordarvi che la conoscenza e lo studio del vino non possono e non devono limitarsi alla teoria ma devono alimentarsi continuamente di assaggi, serate, seminari, discussioni e prove dal vivo, magari in compagnia di amici appassionati.

Però già che ci siete, se date un’occhiata alle slides magari mi aiutate a migliorarle e integrarle laddove siano lacunose o poco precise: grazie in anticipo!

NOTA: il formato delle slides è .odp ovvero Open Office Impress quindi si aprono correttamente solo con questo (gratuito) programma. Non ho PowerPoint sul mio pc perchè mi scocciava abbastanza pagarlo 300 euro per avere funzioni un pò superflue. Magari Impress non sarà perfetto ma per le slides dei nostri corsi è più che sufficiente. Provatelo…

Tutto il Chile che volete giovedì 3 luglio da Maurizio…da Enotria

Nonostante le premesse, non è che a Firenze locali dove ci siano sommelier competenti e appassionati (e soprattutto liberi di scegliere i vini della carta) siano così tanti. Quindi le rare volte che esco, oltre al Fuoriporta e al Santo Bevitore, una delle mete preferite è il piccolo paradiso di Maurizio Tafani e sua moglie Gilda ovvero Enotria in Via Ponte Alle Mosse. Per capire il locale e Maurizio vi rimando al suo blog e ai post che clienti ispirati hanno composto dopo le sue cene a tema. Se volete averne un assaggio, non perdetevi la serata di questo giovedì 3 luglio (domani!) con un menu e vini a base di Chile. Posto magico e dalla natura bellissima che ho avuto la fortuna di esplorare per 3 settimane in viaggio di nozze (ma ci ritorno prima o poi…).

Dovete sapere che Maurizio è nato in Uruguay e ha una conoscenza molto approfondita del vino e della cucina sudamericana quindi se volete approfondire questa nuovissima frontiera, è un’occasione davvero irripetibile.

Se ce la faccio passo a salutare, giusto in tempo per il Late Harvest, di ritorno dalla visione del cult movie Wanted con la mia amica Angelina Jolie.

(già che ci siete però fatevi stappare pure un Don Melchor di Concha Y Toro…)

Ecco il menu e i vini (tutti bianchi, of course!) per i curiosi:

VIGNA ANGOSTURA SAUVIGNON GRIS
SILVA CHARDONNAY-SEMILLON

  • Pescado fresco en escabeche, Porotos granados y Pulpo,
  • Gambas al ajillo

LOLOL VIOGNIER

  • Tallarines con Mariscos

LATE HARVEST

  • Piña en rodajas con helado sorbetto

€ 30

posti disponibili 30
prenotazione necessaria
tel. +39 055-354350
enotria@enotriawine.it

Château Grillet 1998 Chateau-Grillet AOC

Monumento dell’enologia francese e mondiale, uno dei vini bianchi più longevi e
intriganti al mondo, figlio di un terroir particolare, un anfiteatro con esposizione
sud-sudovest sui pendii del Rodano settentrionale, che poggia le sue radici su di un
terroir molto diverso dalla contigua Condrieu AOC. Ed è qui che il Viogner riesce ad
esprimere a pieno proprio il suolo su cui nasce, pescando in profondità della selce e
del granito alcune delle note minerali più intriganti che mi sia mai capitato di
annusare in un vino. I classici riconoscimenti fruttati (albicocca, pesca) e floreali
(ginestra, camomilla) del Viogner sono presenti e carnosi ma quasi in secondo piano
dietro alle note di tartufo, di idrocarburo, di iodio, di zafferano, di miele che il
vino sprigiona ad ogni diversa olfazione.
In bocca se possibile il vino è quasi perfetto con una bevibilitù estrema e una
persistenza molto interessante. La frutta si percepisce in maniera più decisa con un
mango e una albicocca presenti e ben integrate con la sapidità rilevante.
Un vino deciso ed elegantissimo, eccezionale figlio del Rodano del Nord ed
emblematico di cosa significhi lasciar parlare il terroir attraverso il vino!

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Chatau Grillet 1998
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Un anno di Vino da Burde! (ieri 29 Giugno 2008)

Già, non sembra neanche a me ma è passato “solo” un anno da quando ho aperto questo blog, da quel generico “ciao mondo” che apre ogni blog qui sulla Simplicissimus Blog Farm (esistono post precedenti ma sono frutto del lavoro di giugno e luglio 2007 per recuperare eventi e degustazioni passate). Il blog è nato “semplicemente” per dare visibilità non tanto alla mia grafomania ma quanto all’attività che quotidianamente svolgiamo qui da Burde tra Bar, Alimentari e Trattoria e tutte le storie che sentiamo e che viviamo ogni giorno: poi come avete visto, da cosa è nata cosa (e c’è chi ancora mi chiede se c’è un collegamento tra me e la trattoria, magari la “scimma” Massimo Carraro mi aiuta a capire cosa non va nella mia comunicazione…).

Per me è stato un anno a dir poco meraviglioso e bellissimo visto che nel frattempo mi si è raddoppiata la prole, sono diventato vicecampione Europeo (e basta, non se ne può più di sentirlo…), ho iniziato collaborazioni stimolanti e creative, sono stato lusingato, vezzeggiato e coccolato come mai prima di ora. Sono stato stressato e mi sono sentito pure in certi momenti schiavo del blog e con la sindrome del post da scrivere, la mania di protagonismo e di essere primi per forza sul pezzo nuovo da pubblicare…l’IPhone sempre acceso per leggere tutti i feed, partecipare a tutte le discussioni, rispondere a tutti e tutto: insomma the full monty del blogger, nel bene e nel male. Compreso il tanto auspicato effetto positivo sulla psiche: che se sommato a tutti i grandiosi effetti che dovrebbe avere il vino sul nostro organismo dovrebbe rendere noi wineblogger davvero entità superiori, o almeno, persone felici (ma LOL!).

Un pò di statistiche e di best of vedono come ancora oggi il post più letto e commentato rimane uno dei primi, ovvero L’ineffabile aroma di vita dei neonati, dedicato al piccolo Keno appena nato, ripreso da vari riviste e giornali e blog e pure letto in alcuni forum di neo mamme e pediatri premurosi. Davvero troppa grazia! E scorrendo via via gli altri mi rendo conto di come questo blog, partito come blog aziendale della Trattoria Da Burde, si sia un pò allargato dal solco iniziale sconfinando in territori vicini e anche lontani, sia pure con alterne fortune; cosa che mi impone di rammentare a tutti una delle massime di Antonio Tombolini ovvero che “il post che riceve più commenti non è mai quello più bello” e soprattutto che “quello che piace di più a te non sarà mai il preferito del tuo pubblico“. Per la cronaca, IMHO, il migliore è quello degli auguri 2.0 dello scorso natale ma non se l’è filato quasi nessuno…

Tuttora ricevo saluti e complimenti dalla maggioranza silenziosa, ovvero tutti quelli che leggono e non lasciano commenti che sono davvero tanti e ringrazio commosso per l’attenzione che mi date. Devo dire che in gran parte è poco meritato ma dovuto al fatto che la professione di Sommelier, benchè in ascesa, non ha sul web tutta quella rappresentanza e visibilità che potrebbe avere, visto che mamma AIS solo recentemente ha cominciato a dedicare attenzione ai blog e ai tentativi di divulgazione del vino 2.0. E invece sono tante le aziende che guardano a noi sommelier con curiosità, interesse e un pò di speranza che possiamo essere utili alla causa della divulgazione del bere bene, ancora prima che al VENDERE vino buono.

La lista di ringraziamente sarebbe lunghissima ma la faccio breve e sparsa:

  1. Antonio Tombolini e alla sua Farm che mi ha accolto a braccia aperte e che mi ha fatto appassionare al blogging tramite le letture dei post nel loro aggregatore.
  2. I “fratellini terribili” di Vino24.tv che hanno la colpa (che mai espieranno abbastanza) di avermi fatto leggere Naked Conversations di Scoble e Israel, tuttora il mio libro di riferimento.
  3. Franco Ziliani per avermi lanciato e per essere stato il primo a “presentarmi” alla blogosfera. Adesso magari se ne è pentito 😉 ma senza di lui e i suoi articoli sul suo blog e sul sito AIS sarei ancora quasi una nullità senza seguito.
  4. Massimo Bernardi e KelaBlu, ovvero il laboratorio web x.0 più dinamico che l’Italia abbia (e non solo food e wine) che mi ha fatto conoscere un mondo che finora vedevo dalla finestra e nel quale adesso comincio a sguazzare con piacere
  5. Tutti gli altri blogger, navigatori e forumisti con cui ho scambiato mail commenti incrociati e discussioni animate.
  6. L’Associazione Italiana Sommelier e sentitamente i vicepresidenti Antonello Maietta e Rossella Romani per il continuo supporto e incoraggiamento a proseguire nella mia attività di blogger “semi ufficiale”
  7. Mia mamma, mio babbo e il personale qui a Burde che si fida quando gli dico che 2 ore davanti al pc al giorno sono fondamentali per il Ristorante
  8. La mia famiglia che sopporta le altre ore che passo a casa davanti all’altro pc…
  9. Tutti voi che mi seguite, sommelier e non, per tutti i commenti, i sorrisi, le pacche sulle spalle e i saluti che mi avete fatto in questi mesi e l’affetto che mi mostrate continuamente

E il futuro cosa vi aspetta? (se siete arrivati a leggere fin qui almeno un pò penso che vogliate continuare a leggermi). Innanzittutto cercherò di proseguire la copertura delle principali manifestazioni vinose e dei concorsi sommelier (prossimi campionati italiani, Master del Sagrantino, Master del Sangiovese), dedicarmi ad affinare il linguaggio video e le sperimentazioni multimediali (anche se non mancherò di ripropinarvi  le video degustazioni “classiche”) e a scovare un modo per rendere sempre più interessante e fruibile a più persone possibile il fantastico mondo del vino e del cibo in rete, cercando di allargare sempre di più la nostra base e l’interesse attorno a questo straordinario mondo di possibilità formative e informative che è il WEB.

Burde e gli Esercizi Storici a Palazzo Pitti

Sabato scorso 21 Giugno in pieno ponte di San Giovanni (e Solstizio d’Estate) c’era almeno un buon motivo per restare in città ovvero la bella iniziativa di Media Firenze per animare il magico Palazzo Pitti (in particolare lo splendido Cortile dell’Ammannati) con l’artigianalità e la storia di Firenze mediante il coinvolgimento degli Esercizi Storici Fiorentini. (trovate qui le foto della serata)

Noi di Burde, onorati di essere stati chiamati a far parte della manifestazione, eravamo presenti con il nostro Paolo Gori e ovviamente i nostri video di ricet e di degustazioni, per una volta per fortuna non solo di vino! E anche per noi è stato bellissimo essere a fianco e vedere lavorare artigiani veri eredi di grandi tradizioni fiorentine. Come dimenticare i trucchi del Filistrucchi, scusate la rima. La passione di quelli di Abacus, che riprendendo le tecniche del  passato, riescono a produre un libro che può sfidare i secoli (500 anni!). La ditta Mugnai che da 140 anni vende carta e cartoni e tutto l’occorrente corredato, non solo nel loro negozio storico, ma anche su internet in tutto il mondo con un catalogo che fa impallidire. Le ceramiche del Lastrucci. Lavori in pietra, arazzi e chi più ne ha pèiù ne metta. Ma forse il più bel ricordo sono i signori Puliti che riparano orologi da moltissimi anni e a vederli sembra un elixsir di lunga vita! Peccato solo che l’evento sia stato molto poco pubblicizzato e che il metal detector in azione anche la sera ha creato non pochi problemi a chi anche solo voleva dare una sbirciatina ai banchi… Vedremo il prossimo anno!

Angelo di Costanzo : per il futuro del bere bene al Sud venerdì 27 tutti a Pozzuoli!

Non voglio accodarmi alla fila un pò melensa degli aiuti al nostro meridione ma mi preme semplicemente fare pubblicamente i complimenti ad Angelo Di Costanzo, un ragazzo di Pozzuoli che finalmente è riuscito a conquistare uno dei trofei cui teneva di più, ovvero il Concorso per il Miglior Sommelier della Campania (non ero presente ma trovate qui una sua bella cronaca della finale e qui uno slideshow da Ais Napoli). Tutti si ricorderanno di lui perchè è stato il più felice lo scorso anno e il più fragoroso ad applaudire il trionfo di Nicoletta Gargiulo al Miglior Sommelier d’Italia a Trieste e diviene oggi uno dei candidati al Trofeo Berlucchi che si terrà in Sicilia ad Ottobre. Angelo merita davvero ogni bene che è un ragazzo serio, preparato, umile e dedito alla sua enoteca L’Arcante con tutto il cuore, un posto che ha deciso di aprire proprio nella storica terra dei Campi Flegrei dopo una lunga carriera internazionale per qualificare sempre di più questo lembo di italia vinicola.

E visto che siete ancora in tempo, andate subito a trovarlo venerdì prossimo visto che ci invita tutti a Pozzuoli (qui trovate la mappa):

“Venerdì 27 Giugno dalle ore 20,00
Lilly ed Angelo Di Costanzo Vi invitano a festeggiare presso l’Arcante Enoteca & Sala Degustazione alle ore 20,00. Salteranno alcuni tappi di spumante ed saranno immancabili gli stuzzzichini “della suocera” per raccontare e condividere questa esperienza bellissima con chi in questi anni ci ha sempre sostenuto ed incoraggiato con la loro stima ed affetto.”

Pitti Wine For Fashion : Simonetta Doni, ‘Ino e Filippo la Mantia intervistati sul “Tube”

Oggi non potevo essere della partita ma ormai la squadra speciale blogger fiorentini (che sta già lavorando al grande Main Event a Degustibooks il prossimo ottobre) lavora compatta sul web. Grazie al team di Leonardo Romanelli ecco in esclusiva le interviste rilasciate oggi a Leonardo da Simonetta Doni, Alessandro Frassica di ‘Ino e lo chef mediatico Filippo la Mantia. Vi rimando al blog di Romanelli per la descrizione dell’evento (non appena si sveglia domattina, l’ho lasciato ad una bellissima festa in campagna a Carmignano…)

Simonetta Doni
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=CEixTLvD1iA[/youtube]

Filippo la Mantia
[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=mmiuC3j59kw[/youtube]

Alessandro Frassica

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=8DLqT5DI58Y[/youtube]

Pitti Uomo e il Glamour del cibo e del vino

Ogni anno Firenze si anima un paio di volte ALMENO, per le feste e la settimana di Pitti. Tra Londra e lavoro in trattoria (per fortuna un pò di clienti vengono pure nella remota periferia per pranzi e cene di lavoro…) contrariamente alla mia natura modaiola e trendy mi sono perso circa una decina di feste (e ringrazio tutti quanti mi hanno invitato a sfilate, degustazioni, incontri e soireée varie) compreso l’happening in “casa” della simpaticissima Simonetta Doni (designer di etichette e non solo) di oggi con Filippo la Mantia ai fornelli coadiuvato da Alessandro Frassica di ‘Ino.

E non dimentichiamoci di Giuseppe Calabrese che però mi pare sia andato lì a mangiare e basta…:-)

A presto una cronaca della giornata grazie al “mio” inviato Leonardo Romanelli! Intanto ecco la descrizione “ufficiale”

Naomi Campbell, Carla Bruni, Monica Bellocci, Kate Moss. Altro che top model qui sono le etichette a sfilare!

Da un’idea di Simonetta Doni, fiorentinissima stilista del vino, è nato “Wine for Fashion” un particolare défilé di etichette ispirato a grandi griffe della moda. In occasione dell’ultima edizione di Pitti Immagine, Doni & Associati, studio specializzato in immagine del vino, apre le porte per un evento speciale a cavallo tra divertissement e riflessione creativa. Una trentina di etichette esposte in un lungo corridoio perfettamente illuminate a omaggiare stilisti vecchi, nuovi, classici, estrosi. Fiore all’occhiello un box con la scritta “no legal” contenente quattro bottiglie “logate” che ha incuriosito e divertito gli ospiti.

Lo studio, essenziale, luminoso, con tocchi vintage qua e là, ha accolto per due giorni amici, giornalisti, addetti ai lavori, opinion leaders o semplici amanti del bello e del buono che si sono dati appuntamento.

Notevole l’intrattenimento enogastronomico con vini in assaggio di importanti aziende vinicole o di piccoli produttori grazie al concept “Enomatic”. Il primo giorno il giovane e già conosciuto Marco Stabile, chef del Ristorante Ora d’Aria, ha offerto agli ospiti la sua creatività ispirata dalla tradizione con un freschissimo semifreddo di ribollita di mare, un carpaccio di gamberi siciliani con insalatina di porcini del Casentino e altro ancora. Il secondo giorno il celebre cuoco palermitano Filippo La Mantia ha regalato un po’ del suo Sud con un “estroso percorso siciliano tra pasta e cous cous”.

Sempre presente Alessandro Frassica, patron di ‘Ino – Bottega di alimentari e vini con i suoi panini d’autore e altre chicche gastronomiche. E per finire in dolcezza il gelato di Carapina con una delicatissima crema al limone e un’altra al vin santo ad hoc per i mitici cantuccini di Prato Mattei.

 

Wine for fashion: moda e vino si incontrano in territori culturali e percettivi comuni e sempre più rappresentano i nuovi stili di vita internazionali, all’insegna della bellezza e della qualità.

Evviva i creativi!

Londra e l’Anima italiana della City

Può succedere, effettivamente più facile a Londra che a Quaracchi, che due hedge fund da 800 milioni di sterline decidano di spendere due briciole (comunque 3 milioni dei suddetti) per aprire un ristorante, magari sotto i propri dilatati uffici in Liverpool Street in piena City.

LA City è l’anima dell’Inghilterra odierna, che qualcuno ha definito appunto come un gigantesco Hedge Fund mondiale più che un paese vero e proprio.
Passeggiando la sera tra Caxton street, passando sotto il Ghurken e slogandosi il collo per seguire la verticalità inaudita di questi palazzi e il continuo cozzare di diagonali e frecce d’acciaio (ma il feng shui qui nessuno sa cos’è?) non penseresti proprio che sia il posto ideale per metter su un Ristorante Italiano, per di più dall’altisonante nome L’Anima . E che aspira a diventare l’anima latina gastronomica in mezzo a tanto freddo e tintinnar di denari.
Ma tutta Londra pullula un pò ovunque di iniziative italiane degne di nota e che secondo me pure riescono davvero a trasmettere un pò di dolce vita in queste zone. Vedere per credere lObika in pieno SelfRidges: ci credereste che qua potete ordinare un panino con la Mortadella di Prato? Roba quasi impossibile persino direttamente in Toscana! E invece questo “Mozzarella Bar” funziona davvero bene…
L’altra sera, finita Italia- Francia nel migliore dei modi possibili (veder vincere la tua nazionale mentre sei all’estero è un piacere atavico e indescrivibile, forse pure provincialotto ma sublime) e abbracciati i festanti allievi del Primo Livello AIS Londra al Jolly Hotel (altra bandiera italiana ammainata, ora è tutto di proprietà spagnola NH), con Andrea Rinaldi e la graditissima sorpresa di Luca Boschian, illustre e celebre collega sommelier dallo Zafferano , decidiamo che se dobbiamo brindare alla nostra Italia dobbiamo appunto farlo nell’avamposto più ambizioso che la nostra cucina ha piazzato nel mercato della ristorazione globale, L’Anima, appunto.
Piccola nota su Luca Boschian: sono stato davvero al settimo cielo nel ricevere da lui i complimenti per la lezione sui distillati, non credevo proprio di risucire ad insegnare qualcosa a questi ragazzi che già lavorano nei più esclusivi bar e ristoranti della città. Oltretutto una persona della sua esperienza e umanità ti fa capire davvero che nella professione di sommelier spesso le chiacchere stanno a zero e quello che veramente conta è l’anima e la passione, in generale tutta l’umanità che riesci a metterci dentro. Leggete la bella intervista che Ziliani gli ha fatto qualche tempo fa sul sito AIS.
Eppoi da piccolo sommelier di provincia ad ascoltare i suoi racconti di Abramovich e Shevchenko alle prese con il Ronco delle Mele di Venica e i Vermentini della Liguria e le bottiglie da 20mila sterline che apre quasi ogni giorno (qualcuna pure “falsa”, ricordate il Petrus 1961 rifiutato?) fa sempre un magnetico effetto.
Scusate l’inciso, torniamo nell’anima del post. L’ambiente è di quelli ultra COOL e del resto da Claudio Silvestrin, già architetto poliedrico e interior designer per Armani, non ci saremmo aspettati niente di banale. Francesco Mazzei è un cuoco di origine calabrese (Cosenza) che ha girato l’Italia prima e l’Inghilterra poi sempre con l’idea fissa in mente che la cucina italiana non doveva e non deve assolutamente essere considerata grande per quanto riesce a scimmiottare e a farsi simile alla francese o spagnola di turno. Crede nelle materie prime e crede nella semplicità dei piatti e non dà molta importanza alle costruzioni immaginifiche nell’impiattamento. Nell’anima ha disegnato di persona gli oltre 100 mq di cucina con ogni sorta di apparecchiatura, ovviamente ad esclusione di pacojet e sifonistica assortita ma con un bellissimo forno Jasper spagnolo, diavoleria alla brace chiusa capace di cuocere in 5 minuti una pancetta di maiale in maniera perfetta donandogli profumi e aromi da brace estremizzata.

E oltretutto è pure simpatico e curioso di ogni aspetto della cena dal punto di vista di noi ospiti, che lui continua a definire illustri (e mi giro per vedere di chi sta parlando).
Siamo accolti dallo chef ma anche dalle hostess (nella city è la norma trovare al tuo ingresso almeno due ragazze altissime non proprio spiacevoli a vedersi che ti accomodano in una lounge apposita di attesa a sorseggiare Champagne, ideona mi pare perfettamente replicabile anche da Burde (inviate pure CV e foto).

Barman di eccezione un ragazzo palermitano, campione Aibes dalla cultura sconfinata su distillati e metodi di preparazione dei liquori, davvero un plus graditissimo. Ci prepara un “semplice” aperitivo Champagne, aperol, succo di ciliegie sotto spirito guarnito con una fetta di arancia sbucciata: delicato e persistente, davvero ottimo.
Ci accomodiamo nella sala bianca con marmi bianchi e scuri ma mai freddi con un bianco abbacinante delle tovaglie e delle ceramiche. Se fossi Vuggì noterei pure la cura nella stiratura delle tovaglie e tovaglioli ma ve la risparmio.
Presenza di camerieri e sommelier costante ma mai invasiva, pane fatto in casa di tre tipi (focaccia ligure, pane toscano sciapo e grissini) con tanto di olio da taggiasca per una fettunta veloce (per fortuna il burro da pane è bandito).
Partiamo con una zuppa di cozze e vongole e La Montina Saten che peschiamo da una carta dei vini accorta senza troppe grandeur ma con vini (per lo più ovviamente italiani) di sicuro interesse. Grandissima idea la presenza di due vini calabresi come il Vigna Garrone di Odoardi, ovviamente invendibile ma il giorno che un manager della city lo bevesse per sbaglio, siamo sicuri che la smetterebbe di ordinate il “solito” St Emilion (che qui è il vino di default per la ciccia se il londinese non sa cosa prendere…come da noi il Chianti Classico insomma).
Per primo andiamo su Zitoni Nduja e Melanzane e protestiamo con lo chef calabrese per l’utilizzo troppo parsimonioso dell’amata Nduja ma ovviamente qui il cliente medio scapperebbe anche solo davanti alla piccantezza dell’odore di una vera Nduja di Spilinga.
Per main course provo la pancetta di maiale al forno con purè ed è una scoperta notevole per come bilancia il grasso e il morbido della patata e la croccantezza della pelle arrostita: ottimo pure l’abbinamento con un Niedermayr Pinot Nero 2003 Alto Adige. Prima del dolce, spazio a formaggi per un Chianti Classico che Boschian ci raccomanda e che non conosco (è mai possibile???) ovvero il Doccio di Matteo Riserva Casarsa 1999. Davvero niente male e stupisce come certi vini con 10 anni sulle spalle vengano accettati prontamente qui a Londra mentre in Toscana pure le Riserve 2004 paiono a molti clienti troppo stagionate…
Un solerte e elegantissimo cameriere croato (ci siamo dati appuntamento nella finale degli Europei discorrendo di Drazen Petrovic, Kucoc e vari eroi sportivi degli anni 90) ci serve un dolce meraviglioso e da applausi un soufflè di mirtilli con meringa spumosa come base e salsa di cassis servito caldo. Abbinamento da urlo con la Ciroc Vodka di uva (ovvero ottenuta da 50% di distillato di cereali e 50% di distillato di vino della zona dell’Armagnac): invece del solito quarzo neutro della vodka classica, questa ha un fruttato di prugna e mirtillo che si sposa alla perfezione con il soufflé regalandoci una chiusura di cena con i fiocchi.

Tour della cantina a giorno e della sala riunioni (trasformata in una curva da stadio con sedie Kartell per la partita della Nazionale) ma che in genere è una piccola caverna di marmo e cascate vere dalla pareti con fiori giapponesi che spuntano dai muri, piccolo capolavoro di design moderno che riesce a non farti rabbrividire.
Si parlava di anima italiana a tavola e di come questi spazi ne abbiano disperatamente bisogno ed è un concetto di cui abbiamo parlato anche a lezione con i ragazzi ovvero del fatto che la differenza nella ristorazione e in genere nel wine ad food non la fanno solo i prodotti italiani ma pure gli italiani che le servono e le presentano dai camerieri agli chef e ai sommelier, sarebbe riduttivo parlare di cucina italiana come se fosse una serie di regole e di ingredienti.
Gli stessi dipendenti qui all’Anima sono incoraggiati e spesati a trascorrere periodi di acclimatazione e formazione in Italia che sarebbe riduttivo paragonare a dei semplici stage. Prendete il nostro solerte e impeccabile sommelier Gal Zohar, israeliano.

Di formazione “francese”, ama ovviamente i vini d’oltralpe e ne vende senza problemi casse intere ma sui vini italiani, per quanto preparatissimo pare sempre un pò titubante a presentarli come se non ne fosse intimamente convinto. Ma se si vuole sperare di vendere vino italiano ai londinesi, Franciacorta al posto di Champagne e bianchi del Collio al posto dei Graves o dei Montrachet è ANCHE da questo tipo di professionisti che occorre partire più che da un italiano preparatissimo nato cresciuto e bevuto dai nostri nettari dai 3 anni. Professionisti che nascono francesi e che vengono piano piano sedotti dai nostri vini e dalle nostre terre. Gal dice che vuole venire in Toscana e Francesco me lo vuole mandare da Burde, e capisco che forse non è al corrente che posto sia la mia trattoria.

L’italianità a tavola è qualcosa di molto più simile ad un modo di essere e di interagire con le persone: qualcosa che rende i nostri ragazzi che ho incontrato in questi due giorni, capaci di imprese e servizi di altissimo livello.
Per molti di loro Andrea Rinaldi è un riferimento importante, non cura solo i corsi per sommelier e nemmeno si limita a fare da agente per molti importatori e aziende vinicole italiane, è come un console o un ufficio del lavoro permanente che lega insieme una serie di aspetti tutti attinenti al concetto di Italian Way of Life a Londra. Ovviamente non è l’unico a farlo, ma ha uno stile e una garbata educazione che in un Toscano sono difficili da trovare ma quando si uniscono alla nostra inventiva e passione hanno un effetto incredibile sulle persone che ruotano attorno.
Per questi ragazzi è davvero importante la presenza di associazioni come l’AIS a Londra e durante le lezioni ti accorgi proprio di come cerchino di attingere, da chi è lì a parlare, un sorso di linfa italiana.
Da parte mia, cerco invece sempre di ricordargli e fargli capire che per moltissimi di noi sommelier la loro posizione è quasi una terra promessa e un eden di sogni irrealizzabili in Italia; che la loro presenza è importante e fondamentale per tutto il sistema del Made in Italy gastronomico a Londra e nel mondo.
Mi guardano un pò basiti ma in fondo credo si sentano a metà tra il responsabilizzati e il gratificati e soprattutto spero si rendano conto che ogni sforzo che fanno nel conoscere e far conoscere i nostri vini è un grandissimo servizio che rendono al nostro paese.
Leggendo mi pare di aver raccontato solo di italiani qui in terra d’Albione ma soprattutto nel settore ristorazione la superiorità e la completezza dell’offerta londinese si basa piuttosto su uno straordinario mix di internazionalità e professionalità di alto livello che credo proprio non abbiano uguali al mondo e di cui, anche solo per un pò, mi sembra quasi di aver immeritatamente fatto parte…