Monthly Archives: agosto 2007

Gioie di stagione: arriva la schiacciata con l’uva!

schiacciata uva burdeOgni mese ha le sue gioie e a settembre in Toscana c’è sempre stata nel corso dei secoli un sacco di uva buona dolce che ci sembrava brutto usarla per fare vino e allora ecco che ci siamo inventati un dolce “povero” come tutta la nostra tradiziona culinaria che permettesse con un pò di pasta lievitata da pane, olio e appunto uva di mettere in tavola un dolce succulento e tenero. Da allora le versioni si sono moltiplicate e come giustamente anche ‘Ino fa notare, ognuno ha la sua versione preferita, da quella più panosa dove l’uva è affogata nella pasta, a quella con l’uva senza semi (senza tannini…), fino alla mia preferita ovvero una schiacciata che potrei definire banalmente un lago di pasta semiconfusa e sciolta nello zucchero porpora dell’uva a dare un piccolo mosaico di isole scure in un mare di melassa. Insomma, Gianna di TrashFood me la boccerebbe di sicuro!
Da Burde ne prepariamo una versione un po’ più light di cui vi riporto la ricetta qui sotto ma chi fosse interessato alla versione da me preferita, si faccia avanti che si organizza!

Ingredienti: 400 gr farina, 25 gr lievito di birra sciolto in un po’ di acqua tiepida, zucchero, sale, olio extravergine d’oliva, tanta (1 kg e più) uva nera del tipo “da schiacciata”
Staccate gli acini dai grappoli d’uva e puliteli delicatamente con un panno umido senza lavarli. Mettete a fontana sulla spianatoia la farina con al centro il lievito, il sale, 50 gr. di zucchero e 5 cucchiai d’olio e lavorare il tutto versando poco alla volta dl. 1,5 di acqua tiepida. Formare una palla, ungetela d’olio, ponetela in una ciotola e copritela con un foglio di pellicola trasparente per alimenti. Lasciatela lievitare per 30 minuti, quindi dividete la pasta a metà e stendetela sottile con il matterello. Con una parte coprite il fondo di una teglia rettangolare di circa 30×40 cm. ben unta d’olio. Spennellate la pasta d’olio, copritela con la metà dei chicchi d’uva schiacciandoli leggermente in modo da farli penetrare nell’impasto e spolverizzate con 2 belle cucchiaiate di zucchero. Coprite con la pasta rimasta facendo ben aderire i bordi e spennellatela ancora d’olio. Distribuitevi sopra i chicchi rimasti e coprite con pellicola da alimenti. Lasciate lievitare per un’altra mezz’oretta e poi spolverizzate la superficie con altre due belle cucchiaiate di zucchero. Cuocete in forno preriscaldato a 180° per 50 minuti circa.

In Tuscany during September we always had a lot of fantastic and sweet grapes and since we couldn’t use it all for wine (that we already have in quantity…) we discovered to use it for making a fantastic cake. Just every tuscan and florentine reciper is “poor” and simple, you have only to use bread mill, water and baking powder to make the dough for the bread and then put on a cake pan in the oven this a lot of red grapes on it together with sugar and not to forget, Tuscan Oil (Extra Virgin). Cook for about 40 minutes (the time necessary for the sugar and the grape to melt in a lake of a deep crimson) and you’re ready! Or you cant try visiting florence in September or October and taste for yourself!

Giovanni Fabbri sul Gambero Rosso: ricetta da non perdere!

gr settembre 07 Che era buona, anzi buonissima, lo avevamo scoperto insieme in una bellissima serata da Burde lo scorso 30 Marzo. In quella occasione avevamo provato 5 ricette a base di pasta Fabbri veramente speciali con zafferano, fagiolo zolfino e cecino rosa del Valdarno. In più vi avevamo anche accennato come alcuni ristoranti dell’empireo gastronomico stellato avevano cominciato a scoprire quel piccolo tesoro artigianale della Pasta Fabbri di Strada in Chianti e soprattutto insieme avevamo scoperto quanto può essere gratificante per il palato trovarsi sotto i denti pasta fatta come si deve e non la simil colla da esportazione che ogni tanto troviamo a 0,35 euro nei discount.
Ma addirittura nel numero di questo mese (in edicola mi pare da oggi) nel grande interessante spazio che il Gambero Rosso dedica alla pasta, c’è anche un bella ricetta (pag. 59) a base di Spaghettoni Fabbri all’Ajo e Ojo, cucinata dallo chef Adriano Baldassarre de “Il Tordo Matto” di Zagarolo. Ovvero la semplicità fatta piatto…
Cavolo in una settimana siamo già a due specialità del nostro negozio che finiscono in “altre” vetrine! Siamo un pò gelosi…

Dalla vetrina di Burde alla darsena di Viareggio

oca bianca logoIl passo sembra breve ma non lo è! Dalla questa settimana, l’Oca Bianca di Viareggio di cui abbiamo già mostrato delizie culinarie ed enoiche, mette in tavola il “consueto” sfiziosisissimo menù degustazione (55 euro) con scelta di 3 champagne in abbinamento (25 euro) ma come novità nel menù presenta come secondo piatto i “Gamberi con finocchiona di Burde su salsa di fichi e champagne“.
Avete letto bene, con la nostra amatissima e celebratissima Finocchiona Sbriciolona! Quella con cui i barrocciai ieri e i lavoratori tutti oggi verso le 10 del mattino si fermano a mangiare con un bel gottino di vino per ripartire con il resto della giornata, una siesta tutta toscana. finocchionaChe dire? Siamo orgogliosi che uno dei prodotti della nostra vetrina alimentari viaggi così lontano e siamo felicissimi che Adolfo Giannecchini abbia avuto questa idea…vetrina alimentari burdeSe poi il piatto piace, magari potrà anche diventare un classico dell’Oca Bianca, a noi non dispiacerebbe certo! Anzi chi di voi legge questo articolo può scrivermi che prepariamo una lettera-petizione ad Adolfo per introdurre la nostra finocchiona come presenza fissa a Viareggio…
Devo ancora decidere se mio nonno sarebbe contento di questo gemellaggio “altolocato” però io sono contentissimo!
E già che ci siamo, vi facciamo leggere tutto il menù della settimana così che (come a noi…) vi viene voglia di fare un altro tuffo quasi fuori stagione in Versilia…
E per tutti gli altri, ricordatevi che la Finocchiona vi aspetta nel banco alimentari gastronomia da Burde, comodamente in via pistoiese!

Menu Degustazione Pesce

4 Antipasti

Panzanella di crostacei
all’aceto balsamico tradizionale di Modena

Filetto di sogliola con rigatino croccante e
cecina biologica di pegli

Trancetto di Branzino con funghi porcini crudi

Zuppetta di moscardini

2 Primi

Spaghetti con Vongole

Maltagliati con pesce azzurro e pomodoro, profumati al basilico

1 Secondo

gamberi con finocchiona del Burde su salsa di fichi e champagne

Degustazione vini (1 bicchiere per tipo)

3 vini bianchi €. 15,00

3 Champagne €. 25,00

Erstes Gewa…che? Piccola guida ai Riesling tedeschi

rieslingQualcuno dei miei quasi 25 lettori mi chiede qualche info di più sul magico Riesling,vitigno semisconosciuto in Italia (a parte il Riesling Martini ma lasciamo stare…). In effetti non è così conosciuto e per lo più si pensa al Riesling alsaziano, oppure a vini dolci, magari icewine canadesi o vini del nuovo mondo (Eden Valley in Australia per esempio). Per la delegazione di Firenze, su consiglio di Massimo Castellani, ho organizzato unaserata AIS Firenze lo scorso Autunno (2006) qui da Burde e per l’occasione ho preparato diverse slides esplicative della viticoltura in germania e sul Riesling in particolare. Ho tratto materiale e foto da siti come DiwineTastee soprattutto ovviamente siti tedeschi! Mi spiace per i non iniziati a questa bellissima lingua ma purtroppo in inglese e in italiano c’è ancora relativamente poco.
Fate “salva” col tasto destro su questo link per scaricare le slides sul Riesling. Il formato è OpenOffice ma anche con PowerPoint dovrebbe aprirsi bene.
Per i curiosi e appassionati di foto e altro materiale ho allestito un set di foto su Flickr! con tutto il materiale jpg raccolto per la serata, magari vi servisse. Ora non mi manca che aprire il centro italiano di documentazione sul Riesling…
Intanto ecco qui la lista dei podcast dei Riesling che ho degustato:

Mosel Saar Ruwer

Markus Molitor Bernkasteler Lay Spatlese Riesling trocken 2002

ST. URBANS-HOF – LEIWENER LAURENTIUSLAY Riesling Spatlese 2003

Dom Avesbaker Altenberg Riesling Spatlese Trocken 1971 (!)

Nahe
EMRICH SCHOENLEBER – MONZINGER FRUEHLINGSPLAETZCHEN Riesling SpatRiesling trocken – 2004

Pfalz
DR. BURKLIN WOLF Riesling trocken – 2004

REICHSRAT VON BUHL – FORSTER PECHSTEIN Riesling Spatlese 2002

WAGECK PFAFFMANN Riesling Sekt trocken 2004

Rheingau

DOMDECHANT WERNER – HOCHHEIMER KIRCHENSTUCK Riesling Spatlese 2004

FRANZ KUNSTLER – HOCHHEIMER KIRCHENSTUCK Riesling Auslese trocken 2001http://vinodaburde.simplicissimus.it/archives/140

Toni Jost Hahenhof WALLUFER WALKENBERG Riesling Spätlese trocken 2003

FURST VON METTERNICH-SCHLOSS JOHANNISBERGER Riesling Qualitaetswein Trocken 2005

DR. HINKEL Riesling Eiswein 2004

p.s.
Mi scuso con la Martini per aver usato il suo spumante come simbolo di Riesling un pò dozzinale…ma chi ama il Riesling tedesco non è che abbia tanto da gioire nel nostro paese! E come “sekt” anche in Germania non è che si trovano esempi così favolosi.
Però anche in Italia se ne trovano di buoni, ad esempio il grande Campo della Fojada di Fabrizio Maria Marzi, se lo trovate assaggiatelo!
fojada. E, segnalatomi da Ziliani, anche Vajra famoso Barolista dalla Langa fa un grande Riesling in Italia.

p.p.s
Erstes Gewachs vuol dire “Premier Cru” ed è il nome di una classificazione alternativa trovata da alcuni produttori per cui il sistema tedesco “classico” non tutelava sufficientemente i vigneti di maggior valore…e non hanno tutti i torti!!!

Da Burde su Vinography!

vinographyScusate l’entusiasmo da bambino piccolo ma stamani all’apertura della bacheca del mio blog sono stato travolto dalla notiziona che Alder Yarrow, noto blogger statunitense, mi ha inserito nei suo link tra i siti blog italiani degni di menzione (19 in tutto…)
Sembra poco però dovete sapere che Vinography è in pratica una specie di bibbia americana per quanto riguarda il vino sul web e in special modo tra i blog (authority 498 su Technorati). Vinography è l’autore della celebre e usatissima Wine Aroma Card (tradotta in italiano dall’instancabile Giampaolo Paglia di PoggioArgentiera e in spagnolo da Sobre Vino) nonchè di tante altre iniziative in quel di San Francisco e un pò in tutto il mondo. Segnalo ad esempio la bella raccolta di foto di vigneti e zone enologicamente famose a livello mondiale.
Sinceramente lo leggo quasi tutti i giorni ed è tra i miei feed preferiti perchè tratta spesso di mercato, quote e trends, senza riportare sempre e solo recensioni e punteggi di vini. E mi serve per avere notizie fresche dagli Usa (pur sempre il nostro mercato più grande per l’export e quello su cui si giocano le sorti di tante nostre aziende!), sul cui mercato enoico pensiamo di sapere tutto e invece ogni giorno scopriamo qualcosa di nuovo.
E da oggi scopro che mi devo sforzare (almeno in parte) di tradurre un pò dei miei post in inglese!!! (per i video per fortuna mi sono già attrezzato…)

Se hai la capatosta alla fine la spunti!

poggio argentiera viniForse non siamo stati i primi a scoprirlo ma certo siamo stati tra i primi a raccontare quanto è buono tanto è che, nonostante i 25 euro cui lo mettiamo in tavola, è uno dei pochi vini che i nostri clienti ci ordinano a memoria senza aprire la carta. Oggi alloro dopo alloro (e mi sa pure cinghiale dopo cinghiale) possiamo dire che è stella di prima grandezza. Già a Londra Decanter lo ha incoronato Re dell’annata 2003 della costa (“ovviamente” davanti al Sassicaia…) e ora questa affermazione nella prestigiosa manifestazione maremmana “Vinellando”. Dico prestigiosa sia per la qualità dei componenti della giuria come Massimo Castellani e Franco Ziliani e perchè al momento rappresenta l’unica vera sfida tra Morellini di Scansano, come ci spiega lo stesso Giampaolo in un commento all’articolo che trovate qui. Il vino di cui stiamo parlando è il Capatosta dell amico Giampaolo Paglia di Poggio Argentiera che oltreché essere un blogger tra i più amati è anche fior di viticoltore. Se siete curiosi di riascoltare cosa dicevamo di questo vino in tempi non sospetti cliccate qua. Intanto vorremo prenotarci come sede di una bella verticale di capatosta e giriamo subito l invito a giampaolo che non è certo tipo da gran galà ma da grandi bevute certo che si! Ce le porti queste bottiglie da burde? Devo lanciare una petizione on line?!?
caaptoscat bott.
p.s.
Complimenti vivissimi anche a Moretti e il suo Poggio al Lupo che consideriamo tra i migliori Morellini e il premio come vino più tipico sicuramente riempirà di orgoglio la Tenuta Sette Ponti, anche considerando tutte le critiche a volte un pò ingiuste che ricevono per l’eccessiva internazionalizzazione dei loro prodotti…

Una serata rosata Fuori…porta

fuoriportaLo so il titolo del post è banale però vi assicuro che è l’unica parte banale della serata di ieri sera…Non sono io che posso scoprire per voi (molti mi hanno preceduto in questi 20 anni…) l’osteria FuoriPorta in San Niccolò a Firenze e soprattutto non sono il primo che parla della sua enciclopedica carta dei vini che mantiene intatto il suo fascino e soprattutto si lascia bere benissimo grazie alla scelta sempre intelligente dei vini al bicchiere. Ieri sera festeggiavamo il 39° compleanno di un amico Gherardo della Abraxas Records insieme a sommelier noti e meno noti (compreso Riccardo Margheri) e visto che pure lui è un grande appassionato e acculturato bevitore di vino (nonchè cliente affezionato delle serate enoiche da Burde…) quale posto migliore dell’Osteria di Andrea Conti??? Si mangia più che bene, si sta freschi, il personale è gentile (con punte di eccellenza, vedi l’ostessa Daniela) e ciò che è più importante per un sommelier, si possono assaggiare vini mai banali. Voglio dire, a parte i “soliti” (per me) Chianti e Morellini di livello, ieri per esempio c’era il Carmenero di Cà del Bosco, piuttosto che il Red Angel Pinot Nero di Jermann o un Fleur du Cap Passito del SudAfrica…
Insomma, ogni 3-4 mesi cerco sempre di liberarmi una serata per approfondire la conoscenza di vini e vitigni grazie ai camerieri cui chiedo sempre di portare a me e ai miei poveri commensali calici “anonimi” che poi cerchiamo di riconoscere a turno partendo da profumi e sapori che riusciamo a cogliere nei bicchieri.
viogner calatrasiFra gli assaggi di ieri, vi segnalo un buonissimo Viogner (un mio “pallino” recente) di Calatrasi Accademia del Sole, dai profumi tipici di albicocca miele e pesca bianca, resi un pò più caldi dal sole siciliano ma sempre affascinanti. In bocca non elegantissimo ma sempre un gran bere. Tra i rossi siamo rimasti un pò perplessi dal Red Angel di Jermann (comunque da provare, ma ieri sembrava più un pinot nero toscano che friulano) mentre abbiamo avuto riprova della grande piacevolezza del Nero d’Avola Zisola dei Mazzei.
Ci è sembrato un pò troppo legnoso (ma sempre piacevole) il Teroldego di Foradori (la “base” del mitico Granato) in cui il frutto faticava un pò a farsi strada tra la cipria della barrique. teroldego foradori.
Al naso era veramente buonissimo invece il Nebbiolo d’Alba di Sandrone, iper conosciuto per i suoi Barolo, primo fra tutti il Cannubi Boschis.
ieri nel bicchiere avevamo il Nebbiolo d’Alba sandrone nebbiolo Valmaggiore e al naso era veramente di uno spessore superiore con rosa, ciliegia sotto spirito e spezie varie. In bocca un pò poco ruvido con tannini forse un pò troppo leggeri (ma il 2003 è stato difficile) ma decisamente interessante.
Tornando al nome del post, ieri sera finito di mangiare cercavamo qualche bollicina per finire in bellezza. Devo dire che le bollicine sono forse la specialità più “negletta” nella carta del FuoriPorta…non che ne abbia bisogno visto che non fa aperitivo e non serve ostriche, pesce particolare e cibi simili il cui abbinamento modaiolo richiama sempre le bollicine, però ecco in chiusura di serata il sommelier un pò evoluto e snob cerca sempre di chiudere con la bolla (anche perchè le papille sono ormai piallate dai tannini e le narici anestetizzate dai mille profumi assaggiati nelle ore precedenti). champagne hemart rosèEcco che allora abbiamo chiesto a Daniela di consigliarci una bollicina senza spendere un capitale (altrimenti saremmo andati a bomba sulla mammina di Zanella, Annamaria Clementi) e è venuto fuori questo N.V. Champagne Francois Hemart Brut Rose della casa madre Henry Giraud da Ay. Raramente ho ricevuto una dritta migliore! E’ vero che lo Champagne rosè sta attraversando un momeno commercial a dir poco di grazia ma ciò che cerca il pubblico normalmente sono profumi fruttati stile brachetto, piacevolezza, bollicine fini e spuma bianchissima che si veda bene sul rosa…E invece raramente cercano ciò che avevamo ieri nel bicchiere…ovvero un liquido color RAME (riprova che dagli champagne accettiamo tutto ciò che riufiuteremmo in qualsiasi altro vino) acceso lucente con un perlage finissimo ma non abbondante. Nel bicchiere ci ha messo una trentina di secondi per aprirsi ma poi è stato un effluvio di note di frutta elegantissime (fragole, ribes rosso, ciliegia), di caramello, di vermouth carpano, metalliche e dolci allo stesso tempo. Corredo di tostatura e minerale (iodio, gesso) quasi da manuale. In bocca le stesse note si aprivano in sfumature più carnose e fruttate, ma sempre finissime con una piacevole sapidità residua che rendeva invitante un altro bicchiere. Ci siamo tutti ricordati le parole di Roberto Bellini sulla difficoltà di valutare con i parametri classici uno champagne, per di più rosè, e la prova era davvero lì nei nostri bicchieri!
Insomma, va bene che al FuoriPorta non ci sono 300 etichette di champagne ma se quelle che ci sono sono tutte così, chi se ne frega!!! Mi acconteterò di quelle che ci sono…
Però chiaccherando ieri sera ci è venuta una idea balsana…e se Andrea avesse voglia di aprire un posticino dedicato alle bollicine? magari con la sua benedizione e l’aiuto di qualche sommelier interessato potrebbe nascere un “Bollicine FuoriPorta” o un “Fuori Bolla” che potrebbe anche avere un certo successo visto che a Firenze SCANDALOSAMENTE manca ancora una Champagneria di livello???? Se ti piace l’idea, batti un colpo Andrea che ti seguiamo ovunque!!!

Sangiovese di rincorsa…

vitigni …sugli altri vitigni, nella classifica americana pubblicata da Steve di De Long Wine.
Mi pare sia sempre tratta dallo studio di WineMetrics sui consumi americani a tavola addirittura su un campione di 10000 ristoranti (fate conto che in una guida gambero ce ne sono sui 3000 quindi vi fate una idea del campione direi abbastanza rappresentativo). Sinceramente pensavo il Sangiovese un pò più in alto dato che mi pare sia la decima varietà al mondo come coltivazione, e invece siamo “ancora” al nono posto. Certo, però che in effetti si può dire che almeno negli USA , Italia = sangiovese!
E come altra nota, pensavo che i vitigni spagnoli avessero già colonizzato la ristorazione americana, sarà questione di tempo…
Ecco la classifica:

VARIETY and % DISTRIBUTION
Cabernet Sauvignon 16.2%
Chardonnay 14.9%
Pinot Noir 9.6%
Merlot 9.0%
Cabernet Sauvignon Blends 8.0%
Syrah/Shiraz 5.2%
Sauvignon Blanc 4.5%
Zinfandel 3.9%
Sangiovese 3.4%
Pinot Grigio/Gris 2.8%
Riesling 2.2%
Other 20.2%

Ma a vostra conoscenza, esistono dati e studi simili in Italia? Voglio dire, a parte i numeri del vino che quel “santuomo” Marco Baccaglio ogni giorno spulcia per noi, esistono dei surveys così dettagliati???
Da Burde, per quanto vale, la classifica per vitigni sarebbe questa:

1 Sangiovese 75%
2 Cabernet 9 %
3 Vermentino 6%
4 Merlot 5%
5 Chardonnay (spumanti compresi) 4%
6 Pinot nero

e da voi come sarebbe???

La mia scrivania al mare…

postazione Giusto per partecipare a questa buffa iniziativa di Geekissimo sulle scrivanie…Per ora vi faccio vedere questa che è la postazione “relax” nella casa al mare a Torre del Lago…
Pulita, ordinata, asciugamani, telo da spiaggia, carrozzina bimbo sport, modem UMTS HDSCPA Wind, Vaio, bottiglia di vino, Bibenda da sfogliare…tutto molto sommelier 2.0!

La cena dello Imperatore

Utilizzo il blog per segnalarvi alcune iniziative che Burde ha realizzato nel corso degli anni. Iniziamo con una rievocazione storica per Peretola molto importante, un imperatore nel nostro paesino!
imperatoreIl 2 Giugno 2004, la trattoria Da Burde in collaborazione con l’assessorato alle Tradizioni Popolari Fiorentine del Comune di Firenze e il Circolo Ricreativo “B. Cecchi” di Petriolo ha allestito nell’antico refettorio delle Suore dell’Assunzione di Petriolo la rievocazione storica della cena che l’imperatore Giovanni VIII Paleologo fece in occasione della permanenza a Firenze per il Concilio Ecumenico del 1439.
sbandieratoriLa cucina della trattoria ha riproposto il menù della cena dell’imperatore basandosi su una ricerca svolta da Marco Conti e il prof. Marco di Branco su fonti dell’epoca.
La cena prevedeva:
– insalata di erba porcellana,
– civiero di farro e manzo,
– piccioni fritti nel lardo,
– uova speziate cotte al mattone,
– arista in salsa camellina,
– biscotti di pane al vino e spezie.

Alcune di queste ricette sono poi entrate a far parte del menù di Burde.
Ecco come Marco Conti, storico fiorentino di Peretola ci racconta l’evento:
Roma caput mundi, Peretola secundi

Dai vecchi del paese questo detto veniva pronunciato con tono grave ed assentendo con la testa ma nessuno sapeva spiegarne il significato. La comparsa dell’imperatore d’Oriente a Peretola, con tutto il misterioso fascino che il personaggio emanava nell’antica mentalità popolare, fu senz’altro un evento che all’epoca onorò il paese e tali fatti lasciavano sempre traccia nella memoria locale. Considerando come nel Rinascimento fosse assai attenuato il mito degli imperatori romani non è da escludere che il curioso detto abbia origine proprio da questo avvenimento.
L’imperatore di Costantinopoli Giovanni VIII, il Paleologo, il 27 luglio 1439 comparve con il suo seguito sulla piazza di Peretola ed il caso volle venisse ospitato da Giovanni de’ Pilli nel suo palazzo di Petriolo.
A tal proposito, nel borgo di Petriolo, qualche secolo dopo, arrivò un altro grande dignitario orientale quale il principe indiano Rajaram Chuttraputti Maharajah di Kholapur, dell’evento resta il bellissimo monumento ed il toponimo l’Indiano. Ma torniamo all’imperatore di Costantinopoli come lo troviamo nelle memoria di Giovanni de’ Pilli.
“A di 27 di luglio MCCCCXXXVIIII, trovandomi io Giovanni di Jacopo di Latino de’ Pigli in su lora terza, o poco prima, sulla piazza di Peretola, vidi venire, dalla via di Prato, messer Agnolo di Jachopo Acciaiuoli chon alcuanti famigli, et dicto sonando alla porta della chiesa di Peretola, et fece pichiare alchune volte. Et veggendo io non gl’essere aperto, andai allui, et domandolo quello andassi faciendo, et quello voleva dal priore, sella mia domanda era honesta. Rispuosemi: io vengho da Pistola et da Prato in chompagnia dello imperadore di Chostantinopoli”.
II prete rifiutò l’ospitalità chiesta dall’Acciaiuoli, a tal punto Giovanni de’ Pilli propose il suo palazzo a Petriolo che venne di buon grado accettato.
“et diritto a chasa nostra lo chondusse, nella quale venne chon quaranta in cinquanta chavagli molto bene a punto et chon molti suoi baroni, signori e gentili huomini; er perche lui era perduto nelle gambe entro insino nella nostra sala a chavallo (…) e quivi dormi uno sonno per insino che quegli suoi providono al suo mangiare (…) Et nota, chella prima vivanda mangio una insalata di porcellana et di prezemoli chon molte cipolle, et lui stesso volle nettare.
Dipoi ebono pollastri e pipioni lessi, e dipoi pollastri e pipioni squartati e fritti nella padella con lardo (…) ellultima sua vivanda fu certe huova gettate in sui mattoni chaldi, dove serano cotte laltre cose; e messogliele in una scodella chon molte spezie (…) In sulla sera, a ore XXIII, e per ventura più tardi, messere Agnolo mando per me, chero nellorto chon quelli suoi gentili huomini, et feciemi inginocchiare ai piedi del detto imperadore (…) e menatogli il chavallo in sala, e serrato luscio, monto a chavallo, e tennono alla via di Firenze lungho larno. Et noi dipoi, a chommemorazione delle suddette chose, faciemo dipignere larme sua di sopra luscio della nostra sala, chome anchora si vede.”
sbandieratori Ecco invece come l’assessore Eugenio Giani al Turismo di Firenze commenta l’evento:
“La cena dell’Imperatore vuole rievocare l’episodio storico che evidenzia la rilevanza che Peretola ha avuto quale centro autonomo da Firenze nel contesto di una vasta area che da Prato al centro storico di Firenze evidenziava comunità con una propria storia e identità.
Peretola è cresciuta nel tempo come borgo e quindi come paese per l’importanza fondamentale delle vie di comunicazione, le attuali strade ‘Pratese’ e ‘Pistoiese’, fondamentali riferimenti per l’attraversamento trasversale dalla Toscana da Firenze al mare, ma anche snodi per l’attraversamento degli Appennini nei vari punti che ogni epoca storica ha singolarmente privilegiato, dal passo delle Radici, alle montagne Pistoiesi.
Peretola costituiva centro di alloggio per viandanti che lambivano Firenze senza dover entrare nelle antiche mura che peraltro venivano chiuse all’imbrunire.
Fu motivo di grande orgoglio e rilevanza storica per Castruccio Castracani, ci raccontano le Cronache di Giovanni Villani, arrivare ad occupare Peretola per organizzare il definitivo assalto a Firenze nei primi anni del secolo XTV, salvo poi essere impossibilitato dal sopraggiungere della morte con malattia febbrile che lo portò a soccombere in appena tre giorni.
La vitalità e senso di autonomia della parte ad Ovest di Firenze del resto è ben presente agli storici che sanno come fino al 1930 Brozzi e Peretola siano stati Comune autonomo dotati di proprio Municipio, organi partecipativi, capacità di indirizzo e decisione sullo sviluppo locale.
Non vi è quindi certo da meravigliarsi se nel Borgo che ha dato origine al ceppo dei Vespucci, così caro al celebre Amerigo, l’Imperatore Giovanni VIII Paleologo abbia deciso di fermarsi una calda sera di luglio del 1439 quando, per volontà di Cosimo il Vecchio, Firenze era al centro del più grande evento internazionale per la Cristianità: il Concilio con il quale il Papa Eugenio IV intendeva proporsi il delicato e grandioso obiettivo della riunificazione fra la chiesa Cattolica d’Occidente e quella Ortodossa d’Oriente.
Giovanni VIII Paleologo veniva da Prato e probabilmente intendeva essere ospitato nella chiesa, ma l’ospitalità del nobile Giovanni dei Pilli gli consentì di trascorrere serenamente la notte nel palazzo di famiglia della nobile dinastia ‘de Pigli’. Si tratta di un episodio che sarà ricordato in una lapide posta sul palazzo a cura del Circolo Bruno Cecchi, meritoria istituzione di Peretola.
Occorre trarre spunto da questo episodio per capire come la storia di Peretola e Brozzi debba essere attentamente riscoperta e valorizzata trovando sempre più; occasioni di ricordo dell’identità dell’antico centro oggi integrato nel più complessivo sviluppo di Firenze.
Grazie a Marco Conti e al Prof. Marco di Branco per la passione e competenza del loro lavoro di ricerca, a Renzo Funosi per l’insostituibile ruolo di organizzazione e promozione delle realtà sociali operanti a Peretola”.
Eugenio Giani, Assessore alle Tradizioni Popolari Fiorentine

qui potete scaricare il volantino dell’evento.

Ed ecco qui il set delle foto su Flickr