Monthly Archives: ottobre 2007

Ratatouille e il vino: due riflessioni

ratatouillee vinGià perchè di bellissime e interessanti parole sulla cucina di Ratatouille è pieno il web (ma non così belle come quelle di Sigrid Verbert alias Cavoletto di Bruxelles), così come è pieno di versioni di ricette della ratatouille, ma del vino che pure nel film se ne vede e se ne beve tantissimo, ovviamente nessuno ne parla!
E si preferisce discutere sul vino che la Disney voleva lanciare sul mercato USA, rinominando un borgogna bianco a base chardonnay da 12,99 dollari. Per fortuna del Vino in generale la mossa commerciale si è impatanata…anche perchè nel film il protagonista è il grande rosso di Bordeaux. Precisamente le mitiche bottiglie che i protagonisti bevono sono un sontuoso (immagino) Chateau Latour del 1967, uno Cheval Blanc del 1947 e un Lafite Rotschild di annata non definita. Si scorge anche uno champagne e un Cote Rotie che Ego beve nel suo studio nella bellissima scena in cui gli viene annunciato che deve tornare da Gousteau dopo l’ultima stroncatura.
Che dire delle scelte? non entro nel merito degli abbinamenti perchè il Latour viene bevuto per altri scopi che non sono alimentari, che lo Cheval Blanc viene solo nominato e che il Lafite viene ordinato PRIMA di scegliere il piatto però faccio notare che, a dispetto del Pinot Noir e della Borgogna che ultimamente almeno nel cuore dei presunti veri intenditori ha surclassato il vecchio e demodè Bordeaux lafite, nel film il vino classico che più classico non si può si prende una bella rivincita.
Stai a vedere il vitigno Kiarostami (© Andrea Scanzi) comincia un pò a perdere l’effetto Sideways che tanto lo aveva celebrato?
E che magari il caro vecchio taglio bordolese è sempre e comunque l’archetipo di vino cui tutti ci rifacciamo?
Non continuate a leggere se non volete rovinarvi il finale…

****Spoiler*****
A me ha colpito più che altro il perchè la ratatouille vince. Vince sulla logica fredda del critico perchè viene cucinata talmente genuina e semplice che risveglia in Ego un ricordo ancestrale della cucina di mamma: la fusione dei sapori delle verdure è tale che cade ogni barriera psicoogica e ogni costruzione intellettuale rispetto alla cucina, lasciando vivere solo la parte emozionale che questa fa risvegliare (e potrebbe essere un bel metro di giudizio per tante cucine odierne…).
Allo stesso modo il vino forse sta cominciando a perdere la funzione di stupore ad ogni costo per assumere quella più semplice e genuina di compagno della buona tavola, schietto complesso e raffinato, ma soprattutto vero e capace di risvegliarci emozioni profonde, magari legate a qualche episodio della nostra infanzia. Non mi riferisco al famoso ciuccio intinto nel Brunello per natale (cooome? da voi non si usa?!?) ma quanto ad una serie di profumi e sensazioni primigenie che alcuni vini hanno la capacità di regalarci. trapetMi è capitato, anche solo domenica scorsa, di rimanere impietrito e basito nell’assaggiare lo Chambertin 2002 di Trapet però non mi ha scaldato minimante il cuore come il sorso di Poggio al Vento 99 che ho bevuto martedì scorso in cucina a casa mia prima di andare a letto (ed era aperto da venerdì sera…). poggio ventoE non posso dire che il Poggio al Vento sia un vino in assoluto migliore (in termini di punteggio) ma in termini di emozioni, PER ME, non c’è paragone! Però io sono toscano di almeno sesta generazione e oste di quarta quindi ho una deriva genetica che mi impedisce di legarmi sentimentalmente a vini che non siano a base sangiovese quindi sono un caso a parte…
Ah già, volete magari sapere com’era il film…vi dirò che da grande fan della prima ora della Pixar, vi assicuro che ci troviamo di fronte dal punto di vista tecnico, grafico e registico ad un nuovo termine di paragone per l’animazione e che nemmeno per due secondi mi è venuto da pensare che fosse un film il cui target fosse Malwin…
E quanto al resto, concordo al 100% con tutto quanto ha scritto Piera Detassis di Ciak quando dice che Ratatouille è “uno spettacolo degno della grande e perduta classicità di Hollywood”.
Chapeau, Brad!

Burde diventa ufficialmente il “covo” degli amanti di Pinocchio

gianiVenerdì 26 ottobre presso la nostra Trattoria si è tenuta una cena rievocativa di quella del Gatto e la Volpe contenuta nel libro di Carlo Lorenzini e contestualmente è stata organizzata una conferenza per discutere e illustraree i risultati di anni di ricerche filologiche e storiche.
Alla presenza dell’assessore alle Tradizioni Popolari Fiorentine Eugenio Giani, mio zio Fabrizio Gori, Marco Conti, Massimo Ruffilli e Mario Carbone è stata presentata la mappa dei luoghi collodiani su GoogleMaps e illustrate alcune interessanti correlazioni tra la vita di Carlo Lorenzini e la vita di Firenze e paesi vicini un secolo fa.
La serata è stata organizzata con il contributo del Rotary Club sezione Firenze Ovest.
Ecco qui un estratto dove Fabrizio Gori ci fa vedere come tangentopoli fosse attiva anche 150 anni fa
E qui i legami tra i macchiaioli lorenzini e il rinascimento italiano

Campioni a confronto: abbinamenti al menu proposto

tripcovichE’ vero che sono difficili da degustare 3 vini alla cieca in pubblico su di un palco ma la prova che desta sempre più impressione e che 3 anni fa a cagliari mi atterrì completamente (anche perchè sul palco c’era Luigi Perazzo) è la prova di abbinamento al menu dei vini. Perchè, A PARTE riconoscere i cibi e descriverli nelle loro componenti gustative (che è già notevole perchè molti di questi cibi almeno io li conosco solo per sentito dire…) ci sono 4 vini da abbinare ai 6 piatti. Quindi doppia difficoltà nello scegliere le tipologie giuste di vino usando un vino per due piatti (6 vini sarebbe “troppo” semplice) e poi ricordarsi Cantina Etichetta e Annata di qualcosa come 500 vini (4 vini di 4 regioni diverse per i vari paesi produttori mondiali…).
Le domande quest’anno sul menù che vedrete proiettato erano di abbinare 4 vini italiani di 4 regioni esclusa quella di appartenenza del candidato e 4 vini spagnoli di 4 regioni diverse eccetto l’Andalusia (Sherry, Malaga & co).

Ecco gli abbinamenti “italiani” di Nicoletta Gargiulo
Ecco gli abbinamenti “spagnoli” di Nicoletta
Ecco gli abbinamenti “italiani” di Cristiano Cini
Ecco gli abbinamenti “spagnoli” di Cristiano Cini

Pizza e Champagne : proviamoci parte 1

pizza champagne Quello che vedete nella foto è l’epilogo di una serata per famiglie di sommelier e conoscenti vari che cercava di conciliare praticità culinarie e piaceri enoici. Ed è anche l’ultimo degli innumerevoli tentativi di realizzare questo abbinamento ossimorico che affascina sempre più. A Firenze il primo a parlarne apertamente e con cognizione di causa è stato Maurizio Zanolla che ha organizzato un paio di serate appunto Pizza e Champagne nella sua Accademia dei Palati in via Valdinievole con pizze cucinate da lui e Champagne di livello.
In versione più casereccia (ma che servono come prove per un progetto-sogno futuro sulle bollicine in collaborazione con gli altri due Andrea del vino fiorentino, ovvero Formigli e Conti) noi le pizze le abbiamo prese sotto casa (di un mio amico che abita zona stadio) e abbiamo provato ad abbinarle con tre bollicine molto diverse.

charpentierCHARPENTIER JACKY -Villers Sous Chatillon Brut reserve
Da Pinot Meunier quasi in purezza, uno champagne di corpo deciso e fruttato senza particolare note amarognole, al naso non finissimo ma dotato di una persistenza interessante. Si è dimostrato molto eclettico e capace di star dietro sia alla grassezza della quattro formaggi che alla focaccia provola e prosciutto. Date le sue caratteristiche “neutre” dal punto di vista gustativo, praticamente è stato il passepartout della serata.

geofroyCHAMPAGNE RENE’ GEOFFROY -Cumieres 1 er cru Rose’ de SaignéeRosato atipico e un pò austero, ma piacevolissimo sulla margherita alla ricotta e bufala, con una peristenza ovviamente ben superiore alla pizza ma con un bel gioco tra la carnosità alcolica e note di lampone e la consistenza e aroma della bufala della pizza.

laasingeJACQUES LASSAIGNE – Montgueux BRUT BLANC DE BLANCS CUVE’ LES VIGNES MONTGUEUXSecondo me il miglior dei tre champagne della serata, particolarmente apprezzato in virtu della sua persistenza e finezza, con note minerali spiccate e una penetrante nota di miele speziato. Di difficile abbinamento anche in virtù del suo retrogusto amarognolo, è stato alfine proclamato abbinabile solo con una “mezzaluna” (sorta di calzone) ripieno al mascarpone e pancetta.

Sicuramente ripeteremo l’iniziativa e vi aggiorneremo sui risultati…

La prima verticale di Campo alla Sughera “Arnione”: prima annata 2001

verticale arnioneNon ne avevo idea quando ne parlavo al telefono con l’azienda ma quella di ieri (26 ottobre) è stata la prima verticale “pubblica” per Arnione, un’anteprima della storia evolutiva di questo vino ancora di nicchia ma che già dimostra doti non comuni.
Qui le foto della serata.
Scoprite come è andata nei video dei singoli vini e nei video che ricapitolano le impressioni:
Introduzione alla verticale e 2001
Discussione conclusiva

Come farsi una cultura grand cru in due ore: intervista ad Andrea Formigli della Vinoteca al Chianti

chambertinSono appena rientrato da una delle degustazioni “open” più interessanti e ricche della mia breve carriera da sommelier. Nel giro di 3 stanze e di poche ore, è stato possibile compiere uno straordinario tour dei vini francesi. Volevate conoscere la Loira? Ecco Didier Daguenau coni il suo Buission Renard, Alphonse Mellot con il suo Sancerre Cuveè Edmond Vielles Vignes. Loira biologica e chenin blanc? Ecco Bise Pierre con il suo Roche aux moines. Borgogna bianca? Bonne du Martray Corton Charlemagne e Bouchard Pascal con il suo Vaudesir Grand Cru Chablis, magari inframezzati da un Vougeot Les Cras del Domaine Bertagna…martray
Ah già, in Borgogna mi pare che fanno pure i rossi, allora quasi quasi assaggio lo Chambertin di Trapet e lo confronto con Amiot Pierre et fils Morey St Denis Clos de la Roche.
Come se non bastasse, aggiungiamoci alcuni mostri sacri del Rodano come Guigal ,Chateau Grillet, Vieux Telegraphe e in asoluto il produttore che mi ha sorpreso di più (e che finora non avevo mai assaggiato) ovvero Chateau de Beaucastel con un grandioso Chateneuf Rosso ma soprattutto un monumentale Chateneuf Bianco 100% Rousanne che aveva dell’incredibile. Tralascio il discorso champagne (80 etichette!) perchè meriterebbe un post e una manifestazione a parte e lascio la parola ad Andrea che in questa mini intervista ci spiega perchè questo evento.
Aggiungo qui solo il mio personale grazie al Formigli e a tutto lo staff sempre impeccabile della Vinoteca (tra cui molti sommelier Fisar, chapeau) perchè con eventi come questo anche un sommelier di periferia come me può colmarsi diverse lacune e capire veramente cosa singnifica la parola terroir in Francia…eventi ancora più preziosi perchè realizzati in proprio con le proprie bottiglie “private” senza appoggio di associazioni e sponsor. Che invidia!
Clicca qui per l’intervista ad Andrea Formigli

grillet

cote rotie

Giovanni Bailo e il progetto Campo alla Sughera

bailo sugheraSinceramente non lo conoscevo e non mi immaginavo che tipo potesse essere, ed è stato una rivelazione. Interessante mai troppo “piemontese”, Giovanni Bailo ha tenuto banco per 2 ore con i suoi vini e soprattutto con i suoi commenti su Bolgheri, il vino, e storie e lemmi della gente di Toscana e del suo Piemonte.
Ecco qui alcuni dei suoi interventi a latere della PRIMA VERTICALE DI ARNIONE che sia mai stata realizzata…

Giovanni Bailo e il progetto “tedesco” di Campo alla Sughera
Perchè a Bolgheri ci voleva un grande bianco
L’importanza dell’età della vite e i caratteri dei terroir di Bolgheri
Ringraziamenti e invito a Vinitaly 2008 per le nuove uscite