Un blend di uve dell’oltrepo’ dove prevale a livello aromatico il moscato ma dove anche ortrugo, malvasia e altri vitigni si fanno trovare pronti per l’estro di Mattia Grazioli che non si limita a scimmiottare il concetto degli orange del Carso, anzi. “In azienda abbiamo una forte storicità e vocazionalità per quanto riguarda i vini rossi. Oraterra è questo; un vino rosso fatto con uve bianche. Da uve tipiche del nostro territorio abbiamo ottenuto questo vino, ispirato ai vini di una volta. Uva matura, una buona parte di uve a grappolo intero e la pazienza di aspettare“.
In effetti aspettando nel bicchiere le note che emergono sono molto meno ossidative di quanto il colore possa far pensare e vanno dall’albicocca, ai fiori gialli di mimosa e rosa the fino alle note di zafferano e tostature anche vanigliate. Le note di frutta secca vanno dagli agrumi alla mandorla e in bocca si tramutano in un vino pulsante e vitale che accompagna a tavola una grande varietà di piatti da quelli esotici a quelli più caserecci. Nel nostro caso un tortino di baccelli e pecorino di Paolo Gori e il pancotto con lardo.